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Giuseppina Vecchia
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English to Italian: Scared Womanless
Detailed field: Poetry & Literature
Source text - English
Scared Womanless


by Michael L Conley
From: http://www.poormojo.org/cgi-bin/gennie.pl?Fiction+275+bi


From his prone position on the burgundy leather couch, Doctor Thurmond's office is pretty much what Casper expects: tasteful gray Berber carpeting, a large mahogany roll-top desk, and brass wall sconces spilling soft puddles of light. What he didn't expect is a plastic contraption on the floor that looks like an abandoned colon, a white tuft of fur protruding from one of its tubes.
"Ah, I see you've spotted Sigmund," the doctor says from a chair by the corner of his desk. "He's a Snow Gerbil I rescued from a research lab in Reykjavik. They are indigenous to Iceland, and his species is nearly extinct. Do you have a pet, Mr. Helfin?"
"No," Casper replies, deciding not to mention Boots, a common alley cat, because she now belongs to his ex-wife.
"A pity," the doctor says, shaking his head as he opens a notebook. "To your problem, then. Tell me why is it that a man like you cannot communicate with the opposite sex?"
Casper is having difficulty hearing, because an overstuffed carnivorous pillow threatens to consume his head. He wrestles it from behind his head and tosses it on the floor. "For some reason, my brain goes into lockdown, Doctor."
"Are you lonely?"
"Sometimes," he says, doubting the doctor can really relate to an empty apartment, a microwaved frozen dinner, and a TV that's always on to beat back the silence.
"Do you realize, Mr. Helfin, that at thirty-two you are in the prime of your sexual life? Like a stud bull, you should be exhausted from boinking cows all day." He looks Casper over and shrugs. "But then, I suppose you'd be more attractive if..."
"If what, doctor?" asks Casper as he fingers the hump on his nose.
He waves a hand. "It is of no consequence," he says, then scans a page in the notebook. "So, I see you have been to Toastmasters, were hypnotized, and used crib sheets." The doctor chuckles. "And you actually tried standing behind a woman in order to communicate. A bit desperate, eh? Do you find the opposite sex unattractive, Mr. Helfin?"
"No. Of course not."
"In a gymnasium, have you ever checked out the equipment of another man? Say, in the showers?"
"Well--maybe once. It was impossible not to notice the size of this guy's--"

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Translation - Italian
La paura fa l'uomo single

by Michael L. Conley

Traduzione di by Giuseppina Vecchia
Pubbllicato su: http://www.poormojo.org/cgi-bin/gennie.pl?Fiction+275+bi
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Visto da quella sua posizione, lungo disteso sul sofà di pelle bordò, lo studio del dottor Thurmond sembra corrispondere abbastanza all'idea che Casper si era fatta: elegante moquette color tortora a pelo alto, ampio scrittoio in mogano con alzata a scomparsa, ai muri applique in bronzo che versano soffici cascatelle di luce. Certo non si aspettava quello strano marchingegno in plastica, lì sul pavimento, simile a un colon derelitto, da uno dei cui tubi protrude un glomerulo di pelliccia bianca.

“Ah, vedo che ha localizzato Sigmund” dice il dottore dalla sua sedia accanto allo spigolo dello scrittoio “É un gerbillo delle nevi che ho tratto in salvo da un laboratorio, a Reykjavik. Sono originari dell'Islanda, ma la specie è quasi estinta. Lei, signor Helfin, possiede un animale da compagnia?”

“No” risponde Casper, che decide di non nominare Boots-il-gatto, visto che l'ex-randagio ormai appartiene alla sua ex-moglie.

“Peccato”. Il dottore scuote la testa aprendo il block-note. “Torniamo al suo problema, allora. Mi dica, come mai un uomo come lei non riesce a comunicare con l'altro sesso?”

Un cuscino carnivoro iper-imbottito sta causando a Casper notevoli impedimenti uditivi, nel contempo attuando tentativi di fagocitarne il capo. Dopo una breve ma intensa lotta lui riesce a estrarlo e buttarlo sul pavimento, prima di rispondere:

“Non so, sembra che il cervello mi vada in stand-by”.

“Soffre di solitudine?”

“A volte”, risponde, dicendosi che difficilmente il dottore intende riferirsi ad un appartamento vuoto, una cena riscaldata al micro-onde, la TV perennemente accesa per tenere a bada il silenzio.

“Si rende conto, Mr Helfin, che a trentadue anni lei è nel pieno del suo vigore sessuale? Dovrebbe essere esausto come un toro dopo una giornata passata a montare vacche.” Gli dà un'occhiata generale, e scrolla leggermente le spalle. “D'altra parte, risulterebbe forse più seducente se... “

“Se cosa, dottore?” chiede Casper massaggiandosi il gibbo del naso.

Il dottore agita lievemente la mano. “Niente, non ha alcuna importanza.” dice sfogliando poi il blocchetto degli appunti. “Dunque, vedo che lei ha frequentato i corsi in comunicazione di Toastmasters; sembra che abbia addirittura scopiazzato agli esami. Poi ha provato con l'ipnosi, e...” Il dottore ridacchia “... ha persino provato a stare in piedi dietro ad una donna come esercizio di comunicazione. Piuttosto disperato come metodo, eh? Trova che l'altro sesso sia poco seducente, signor Helfin?”

“No, certo che no!”

“Le è mai capitato, in palestra, di osservare la strumentazione di un altro maschio? Non so, nelle docce per esempio”.

“Beh...si, forse una volta. Non si poteva fare a meno di notare che questo tizio...”

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French to Italian: La vraie dignité
Detailed field: Journalism
Source text - French
La vraie dignité

Michel HAJJI GEORGIOU

L’Orient du jour, venerdi 28 Luglio 2006.


La guerre entre Israël et le Hezbollah entre dans sa deuxième quinzaine, et elle n’est apparemment pas près de finir, s’il faut en croire les deux « sociétés guerrières » (Israël et le Hezbollah) qui ont décidé, chacune de son côté, que cet affrontement était pour elles une question « de vie ou de mort ». Cela n’est d’ailleurs guère étonnant, tant la pulsion de mort semble habiter les discours des deux belligérants et, surtout, leurs actes. À force de conspuer l’autre, de le haïr, de le vouer aux gémonies, on finit par lui ressembler. Le processus d’identification est poussé à son paroxysme, et la rencontre impossible entre deux adversaires que tout devrait en principe opposer devient de l’ordre du réel, se fait dans le don affreux, aux civils, de la mort et de la destruction. On finit par
Translation - Italian
La vera dignità

di Michel HAJJI GEORGIOU

http://www.unponteper.it/emergenzalibano/article.php?sid=262


La guerra tra Israele e Hezbollah è entrata nella terza settimana, e non sembra ancora vicina alla conclusione, se dobbiamo basarci su quanto dichiarano le due “società guerrafondaie”, (Israele e Hezbollah) le quali, da parte loro, hanno deciso che questo confronto era “una questione di vita o di morte”. Niente di sorprendente, considerato quanto la pulsione di morte sembra essere presente nei discorsi dei due belligeranti e, soprattutto, nelle loro azioni. A forza di schernire l'altro, di odiarlo, di coprirlo di obbrobri, si finisce per somigliargli. Il processo di identificazione è spinto al parossismo, e l'impossibile somiglianza tra due avversari che tutto sembrerebbe, in teoria, rendere opposti, finisce col rientrare nell'ordine del reale, e concretizzarsi finalmente nel dono odioso, ai civili, di morte e distruzione.
Spanish to Italian: Continúa tendencia alcista en precios internacionales de alimentos
General field: Other
Detailed field: Economics
Source text - Spanish
La tendencia alcista en los precios internacionales de los alimentos continuó en septiembre al registrar un crecimiento del 1,4 por ciento, informó hoy la Organización de Naciones Unidas para la Alimentación y la Agricultura (FAO).

Según un informe de esa agencia, el índice de precios de los cereales alcanzó como promedio 263 puntos el pasado mes, tres por encima de agosto, con el trigo y el arroz a la cabeza.

Aunque la FAO significó que los cereales solo aumentaron en uno por ciento a pesar de la sequía durante el verano en Estados Unidos, se mantiene la preocupación por el abastecimiento de trigo dada las limitadas cantidades disponibles para la exportación.

El aumento general de la cotización de los productos alimenticios estuvo marcado fundamentalmente por los de la carne, con un incremento del 2,1 por ciento y los lácteos que se dispararon al siete por ciento.

Las proyecciones más recientes de la FAO ratifican que este año habrá una reducción en la producción mundial de cereales, que había marcado récord en 2011, mientras para el 2013 se espera una caída más significativa del 2,6 por ciento en relación con el año pasado, e incluso del 5,2 por ciento para el caso específico del trigo.

No obstante, algunos analistas y expertos de la FAO coinciden en que la actual no es una crisis en la producción de alimentos sino de los precios y de accesibilidad a ellos, en particular para los países pobres, porque aun el planeta genera suficientes cantidades de alimentos para satisfacer a la población mundial.
Translation - Italian
La tendenza al rialzo dei prezzi degli alimenti a livello internazionale,informa la FAO (Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura), ha mostrato nel mese di settembre un aumento del 1,4 per cento.

Il rapporto della stessa agenzia evidenzia come l’indice dei prezzi dei cereali abbia registrato nel mese scorso una media di 263 punti, tre punti in più rispetto ad agosto, con grano e riso a guidare la classifica.

Benché la Fao abbia sottolineato come i cereali abbiano avuto un aumento di solo l’1 per cento nonostante la siccità che ha colpito gli Stati Uniti durante l’estate, rimane la preoccupazione rispetto all’approvvigionamento di grano, viste le limitate quantità disponibili per l’esportazione.

L’aumento generale delle quotazioni dei prodotti alimentari è stato influenzato principalmente dall’andamento dei prezzi della carne, con un aumento del 2,1 per cento, e di quello del settore lattiero-caseario, scattati del 7 per cento.

Le più recenti proiezioni della FAO prevedono per quest’anno un riduzione nella produzione cerealicola mondiale, che aveva segnato il record nel 2011, mentre per il 2013 ci si aspetta una significativa diminuzione del 2,6 per cento rispetto all’anno scorso, e addirittura del 5,2 per cento nel caso specifico del grano.

In ogni caso, alcuni analisti ed esperti della FAO concordano nel ritenere che la crisi attuale non è una crisi di produzione di alimenti ma piuttosto dei prezzi e della loro accessibilità, in particolare per i paesi poveri, perché il pianeta è tuttora in grado di produrre cibo sufficiente per soddisfare le necessità di tutta la popolazione mondiale.
English to Italian: The twilight of the (pseudo)idols and the dawn of the Internal Guide
General field: Social Sciences
Detailed field: Philosophy
Source text - English
Few times I felt when reading the works of a philosopher the ire and venom distilled by Nietzsche in The Twilight of the Idols. Here we have a very angry thinker, I mused. My mistake was, of course, to assume that philosophers are intellectually and emotionally detached people.

I was reminded of his anger when I got the latest news on Tax Havens, The Paradise Papers, follow up to the Panama Papers and yet another piece of evidence of the super rich escaping their duties to society as a whole. And then I realised that there has been a sense of angry surrealism watching many of the world “leaders”. In fact it is very difficult to understand how anybody can actually vote for a Trump, or his much admired Duterte. In fact the world “leader” has become in so many cases synonymous with “deranged or psychopathic despot” that it is difficult to remember that there are still a few caring politicians trying to turn the tide of dehumanisation.

The assumption that the powerful, whether in politics, commerce or any other field of action, conform to some kind of meritocracy has been instilled in the public consciousness. So many believe that they are rich or powerful because of their own efforts or capacities, that they also assume they have a right to be at the top. Or that they can do a better job than us. This, together with the belief that Money is the meaning in life, are the two most pervasive and destructive myths of our time. Myths that have been successfully implanted deeply in the hearts of ordinary people.

The problem is that this anger I feel and many feel about inequality, discrimination and the raise of the alt-right (aka fascism) is precisely what puts such “leaders” in power, as the system has learnt to cleverly exploit and manipulate the rightful concerns of the downtrodden so that they vote against their own interests and needs. And history shows very clearly that anger is not the best way to change things for the better.

The Paradise Papers may have continued to raise the awareness of people about how the rich (but not only them) hide their assets to avoid paying taxes absolutely needed to pay for services in their countries. The same politicians that preside over the demise of Health, Education, Housing and Welfare make sure that the movement of money to tax havens remains (kind of) legal and secret. The question of “what to do about it” is not so difficult to answer: elect a government that commits to closing the loopholes. Design a system that prevents rather than promotes concentration. Put human beings rather than Money and Power as the central value.

But to contribute to the confusion we can see well meaning attempts from people like ex-UK Chancellor of the Exchequer/ex-Prime Minister Gordon Brown who wishes to channel the public outrage by asking the G20 to modify the laws to regulate tax havens and prevent tax evasion and avoidance, trying to collect a million signatures to send to the President of Argentina, now occupying the G20 rotating chair. At present this would be Mauricio Macri, who was himself implicated in the off shore lists of the Panama Papers and who has at least three of his Ministers in the same situation with the Paradise ones.

What is internal reference?
In order that the voting population may chose leaders committed to improving the lives of ordinary people, everyone, they have to realise how they are being manipulated, they have to assess the options and choose those that will get society into a state of solidarity and mutual benefit. This is clearly not happening, the loudest propaganda form political parties manage to make people believe false promises and self-destructive programmes. For us to learn to trust our own criteria we need to develop an internal reference, a way to ask oneself what is the best option for myself and my community.

Education, as it is understood in the present system, is of no great help as it includes the values that prop it up: individualism and competition. The most sought after educational institutions for their quality and prestige, are also the most elitist.

What are the internal qualities we need to create a different society? We need kindness, wisdom and strength. These are the qualities of an Internal Guide, an image, a sensation, a presence that accompanies us helping us to make decisions both in our personal lives and as members of a community or a country. If any of those qualities is missing then we can be deviated from the path.

Many will find kindness, wisdom and strength in a mystical or religious figure, many in a spiritual contact with the most profound in their consciousness, many in the memory of a well loved teacher, a relative that may even appear in dreams, no matter who this Internal Guide is, they can show us the path to the coherence of a unitive life and solidarity with others.

But this dialogue with our interior is not often part of our culture. It is true that it has become more or less common knowledge that we criticise in others the negative qualities we fail to see in ourselves, but its positive counterpart is much less discussed, in spite of being truly revolutionary. So, we fail to see in ourselves the positive qualities we admire in others. We attribute to good leaders kindness, wisdom and strength but we feel we need those external leaders, we are dependent on them, because we do not realise those qualities are in us, in the peoples that elect them. In a culture where human relationships are based on mutual criticism many people are unable to develop an internal reference and are therefore open to manipulation through fear. To differentiate information from propaganda we must elevate our level of consciousness, by checking our own registers and discussing them with others.

Finding one’s Internal Guide (1) opens the door to both personal well being and a healthy, Real Democracy.

1. See Humanise the Earth by Silo, The Internal Landscape, CH XVII, The Internal Guide
Translation - Italian
Raramente mi è capitato, leggendo il lavoro di un filosofo, di avvertire l’ira e il veleno distillati da Nietzsche in Il crepuscolo degli idoli. Ecco un pensatore davvero arrabbiato, mi sono detta. Il mio errore era, naturalmente, quello di supporre che i filosofi siano intellettualmente ed emotivamente persone distaccate.

Quella sua rabbia mi è tornata in mente di fronte alle ultime notizie sui paradisi fiscali, i Paradise Papers, seguito dei Panama Papers e ancora un’ulteriore prova di come i super ricchi sfuggano ai loro doveri nei confronti della società nel suo complesso. Poi mi sono resa conto di un senso di surrealismo arrabbiato osservando molti dei “leader” mondiali. Riesce molto difficile capire come chiunque possa realmente votare per un Trump, o per il suo tanto ammirato Duterte. In pratica, “leader mondiale” è diventato in tantissimi casi sinonimo di “despota squilibrato” o “psicopatico” al punto che è difficile ricordare che ci sono ancora alcuni politici attenti e disinteressati che cercano di invertire la tendenza alla disumanizzazione.

L’assunto che i potenti, in politica, nel commercio o in qualsiasi altro campo d’azione, siano in accordo con una sorta di meritocrazia è stato instillato nella coscienza pubblica. Molti di loro sono tanto convinti di essere ricchi o potenti grazie ai propri sforzi e capacità da presumere di avere anche il diritto di stare al vertice. O che possano fare un lavoro migliore di noi. Questo, insieme alla convinzione che il Denaro è il senso della vita, sono i due miti più pervasivi e distruttivi del nostro tempo. Miti che sono stati impiantati con successo nel cuore della gente comune.

Il problema è che questa rabbia che io e molti altri sentiamo di fronte alle disuguaglianze, alla discriminazione e all’ascesa della destra alternativa (alias fascismo) è proprio ciò che mette al potere tali “leader”, poiché il sistema ha imparato a sfruttare e manipolare abilmente le legittime preoccupazioni degli oppressi in modo che votino contro i propri interessi e bisogni. E la storia dimostra molto chiaramente che la rabbia non è la cosa più indicata per cambiare le cose in meglio.

I Paradise Papers hanno forse il merito di aver continuato a tenere desta l’attenzione su come i ricchi (ma non solo loro) nascondano i loro beni per evitare di pagare quelle tasse assolutamente necessarie per finanziare i servizi pubblici nei loro paesi. Gli stessi politici che presiedono alla rovina di Sanità, Educazione, Politica per la casa, e a quella della Previdenza sociale e del Welfare fanno in modo che il movimento di denaro verso i paradisi fiscali rimanga (più o meno) legale e segreto. Trovare una risposta alla domanda su cosa fare non è così difficile: eleggere un governo che si impegni a colmare le lacune legislative. Progettare un sistema che prevenga piuttosto che promuovere la concentrazione. Mettere gli esseri umani piuttosto che il denaro e il potere come valore centrale.

Ma per contribuire alla confusione vediamo tentativi in buona fede di persone come l’ex cancelliere dello scacchiere/ex Primo Ministro britannico Gordon Brown, che vuole incanalare lo sdegno dell’opinione pubblica chiedendo al G20 di modificare le leggi per regolamentare i paradisi fiscali e prevenire l’evasione e l’elusione fiscale, cercando di raccogliere un milione di firme da inviare al Presidente dell’Argentina, al momento presidente di turno del G20. Che sarebbe Mauricio Macri, lui stesso coinvolto nelle liste off shore dei Panama Papers e di cui almeno tre ministri si trovano nella stessa situazione riguardo ai Paradise Papers.

Che cos’ è il riferimento interno?

Affinché la popolazione votante possa scegliere i leader decisi a migliorare la vita della gente comune, di tutti, deve prendere coscienza di quanto venga manipolata, deve valutare le opzioni e scegliere quelli che porteranno la società in uno stato di solidarietà e di mutuo vantaggio. E’ evidente che questo non accade; la propaganda sempre più urlata dei partiti politici riesce a far accettare alla gente false promesse e programmi autodistruttivi. Per imparare a fidarci dei nostri criteri abbiamo bisogno di sviluppare un riferimento interno, un metodo per chiederci: qual è la migliore opzione per me e per la mia comunità?

L’ educazione, così come viene intesa nel sistema attuale, non è di grande aiuto in quanto comprende i valori che sostengono il sistema stesso: individualismo e concorrenza. Le istituzioni educative più ricercate per la loro qualità e prestigio sono anche le più elitarie.

Quali sono le qualità interne di cui abbiamo bisogno per creare una società diversa? Abbiamo bisogno di bontà, saggezza e forza. Queste sono le qualità di una Guida Interna, un’immagine, una sensazione, una presenza che ci accompagna per aiutarci a prendere decisioni sia nella nostra vita personale che come membri di una comunità o di un paese. Se una qualsiasi di queste qualità viene a mancare, possiamo trovarci a finire fuori strada.

Molti troveranno bontà, saggezza e forza in una figura mistica o religiosa, molti in un contatto spirituale con la parte più profonda della loro coscienza, altri nel ricordo di un amato maestro, di un parente che può persino apparire loro in sogno, Chiunque sia questa figura, questa Guida interna è in grado di mostrarci il cammino verso la coerenza di una vita unitiva e solidale con gli altri.

Ma questo dialogo con il nostro interiore non sempre appartiene alla nostra cultura. E’ diventato più o meno un luogo comune dire che critichiamo in altri le qualità negative che non riusciamo a vedere in noi stessi, ma la sua controparte positiva è molto meno discussa, nonostante sia veramente rivoluzionaria. Così, non riusciamo a vedere in noi stessi le qualità positive che ammiriamo negli altri. Attribuiamo ai leader bontà, saggezza e forza, ma sentiamo di aver bisogno di quei leader esterni, dipendiamo da loro, non rendendoci conto di avere queste qualità dentro di noi, nelle persone che li eleggono. In una cultura in cui le relazioni umane si basano sulla critica reciproca, molti non sono in grado di sviluppare un riferimento interno e sono quindi aperti alla manipolazione attraverso la paura. Per differenziare l’informazione dalla propaganda dobbiamo elevare il nostro livello di coscienza, controllando i nostri registri interni e discutendoli con gli altri.

Trovare la propria guida interna (1) apre la porta sia al benessere personale che a una sana democrazia reale.

(1) Vedere Silo, Umanizzare la terra, La Guida interna, Cap. XVII, La guida interna
Spanish to Italian: Por el derecho a la vivienda: poder local, política global
General field: Social Sciences
Detailed field: Government / Politics
Source text - Spanish
Barcelona, Nueva York y Lisboa piden poder limitar el precio de la vivienda. Las tres ciudades firman un artículo conjunto en el que piden más capacidad legislativa para hacer frente a la “creciente presión especulativa, al acoso y la expulsión”, tal como ya sucede en las ciudades de París y Berlín.
Esta semana, en el marco del Congreso Mundial Smart Cities Expo y del grupo de trabajo de vivienda de Eurocities, el responsable de Vivienda del Ayuntamiento de París, Ian Brossat, ha ratificado que a la capital francesa funcionan muy bien los límites fijados sobre los precios del alquiler.

La vivienda es uno de los temas centrales del Foro de Asuntos Sociales de la red Eurocities, la entidad que conforman 140 ciudades de Europa y que preside Barcelona durante dos años. Es en este marco donde también se está impulsando una intensa campaña para pedir en los Estados una mayor concienciación y una cesión de competencias y recursos a las ciudades para que puedan garantizar para toda la ciudadanía el ejercicio efectivo del conjunto de derechos sociales, entre ellos la vivienda.

Artículo completo escrito por los responsables de vivienda de los ayuntamientos de Barcelona, Nueva York y Lisboa:

Por el derecho a la vivienda: poder local, política global
Las ciudades son nuestro hogar comunitario, el espacio compartido de nuestros sueños y angustias, donde toman cuerpo las principales amenazas y las diferencias se hacen evidentes, pero también donde nacen las esperanzas y se construye el progreso social y la solidaridad. Las ciudades, allá donde ha empezado casi todo desde que el ser humano dejó de moverse para encontrar alimento. Sí, la ciudad es nuestro hogar, y aun así hoy es también donde el derecho a la vivienda, uno de los derechos más básicos, pero menos protegidos, se encuentra más amenazado. La reducida rentabilidad del capital, y el descontrol y extrema facilidad de los movimientos financieros internacionales ha convertido la vivienda urbana, especialmente de ciudades capitales y dinámicas como las nuestras, en objeto de inversión especulativa. Esta dinámica está sometiendo nuestras ciudades a una presión creciente, a menudo proveniente de grandes fondos de inversión y otros actores de alcance internacional. Podemos decir que, en estas ciudades, su mismo éxito y atractivo pone en riesgo sus residentes estables y familias. La presión turística impulsa al alza los precios y provoca que cada vez más pisos se ofrezcan por alquiler turístico en ninguna parte de por residencia permanente. Ya tenemos barrios en nuestras ciudades donde hay más alojamientos turísticos que pisos de primera residencia. La compra de edificios enteros por parte de fondos inversores con el objetivo de destinarlos a la promoción turística, y la proliferación de corporaciones dedicadas al alquiler por periodos cortos como AirBnB, es un problema compartido entre las ciudades que firmamos este artículo. Mientras tanto el proceso de gentrificación – propietarios con alto poder adquisitivo que se instalan en barrios de tradición obrera – también provoca un aumento del precio de los alquileres, desplaza los inquilinos con rentas más bajas (a menudo migrantes y minorías), y hace desaparecer comunidades que estuvieron unidas durante décadas. Con esta subida de precios de la vivienda, especialmente del alquiler, estos se vuelven inasequibles por la mayoría. Si además sumamos unos salarios bajos y contratos laborales precarios que aumentan la desigualdad de ingresos, se configura una trampa de vulnerabilidad que cada vez atrapa a sectores sociales más amplios. No sorprende, pues, que aumenten las diversas modalidades de exclusión residencial: familias desplazadas hacia la periferia urbana, condiciones de vivienda cada vez más críticas (más pequeñas, más vulnerables) hasta la expresión más extrema de la inestabilidad residencial: el sin techo. Numerosos estudios evidencian que las dificultades para acceder a una vivienda estable aumentan el riesgo de pobreza y exclusión social. Los precios desorbitados de los alquileres generan una importante extensión de la vulnerabilidad social y, a los sectores más golpeados por la pobreza, a situaciones de segregación y de exclusión residencial crónica. Saskia Sassen sostiene que la principal amenaza de la economía global actual son las expulsiones. Expulsados por el paro o la pobreza, expulsados por guerras y violencia, expulsados por la destrucción misma del agua y la tierra… y por supuesto expulsados de las ciudades y de la propia casa por las ejecuciones hipotecarias o desahucios en alquileres. Un riesgo compartido que nos une también globalmente. Tenemos que poner a las personas en primer lugar y por encima del interés económico. Tenemos que tomar medidas que garanticen el derecho en la ciudad, el derecho a una vivienda. Esto lo que estamos haciendo en nuestras ciudades.
Este verano nos encontramos en Barcelona como “Fearless Cities” (Ciudades sin miedo), para discutir sobre algunas estrategias clave como el impulso de la vivienda pública, las ayudas al alquiler y la rehabilitación, poner énfasis en las nuevas formas de vivienda social como la cesión de uso, que sacan la vivienda del tablero de la especulación. Así como desarrollar soluciones creativas para las personas sin hogar que den acceso a una vivienda digna y no sólo soluciones de alojamiento temporal y de emergencia. En especial queremos destacar dos líneas de actuación imprescindibles donde las ciudades necesitan desarrollar más competencias. En primer lugar, es esencial tener una regulación del precio del alquiler que permita en las ciudades establecer índices de referencia de los precios del alquiler y poder prohibir a los propietarios que estos se superen. De hecho, estos índices ya son una realidad en Nueva York, y a otras ciudades como París o Berlín, pero pedimos más capacidad regulatoria y más recursos para organizar los inquilinos para que puedan hacer frente a la creciente presión especulativa, acoso y expulsión. En segundo lugar, hay que regular el turismo en nuestras ciudades, poniendo límites a su sobreexplotación y masificación, precisamente para que no deje nunca de ser atractiva, ni de ser productiva en sus múltiples facetas creativas, y para limitar sus efectos en los precios del alquiler. Y a los grandes operadores turísticos y de alquiler de apartamentos no les pedimos nada extraordinario: simplemente cumplir la ley. Hay que acabar con los pisos turísticos ilegales, y en esto seremos rigurosos, lo saben bastante, en defensa del bien común. Tres ciudades firmamos este artículo porque nos unen unos mismos retos y unas mismas esperanzas. Todos partcipamos en la cumbre Habitat III de NNUU donde se pedía “derecho a una vivienda digna para todo el mundo” y se aprobaba una Nueva Agenda Urbana. Con la paradoja, que la firmaban los Estados, no las ciudades, a quienes se les exige un mayor compromiso con los retos que afrontamos, o bien la delegación de la capacidad regulatoria para hacerlo nosotros. El derecho a la vivienda y su función social tiene que ser considerado como un derecho a proteger, no sólo en las ciudades, sino también a nivel global. La responsabilidad y el objetivo de garantizar el derecho a vivir dignamente en tu ciudad tiene que ser compartido por los diferentes niveles gubernamentales, desde el ámbito local hasta la esfera más global. La declaración final de la conferencia Habitat III recordaba que hacen falta reformas sistémicas, un sector público fuerte y apoyo financiero a largo plazo para permitir el acceso a una vivienda adecuada para todo el mundo. Las autoridades nacionales y locales tienen que retomar un papel protagonista en la respuesta a las necesidades de vivienda asequible y en las limitaciones en el acceso, especialmente de los sectores más empobrecidos de la población. No estamos solas, nos tenemos las unas a las otras, cada una con su singularidad y coyuntura, y desde la profunda solidaridad, reivindicamos nuestro papel protagonista, que tiene que ser reconocido con más competencias y potestades para tomar medidas en favor de la ciudadanía.
Decía Zygmunt Bauman que nos enfrentamos a un escenario compuesto por una “política local sin poder” y por un “poder global sin política”. Las ciudades que firmamos este artículo reivindicamos un “poder local con política también global” y queremos ejercerlo para hacer de nuestras ciudades un lugar de acogida, de derechos y bienestar para todo el mundo. Nuestras ciudades no son una mercancía. Son una comunidad de personas muy diversa que quieren vivir y prosperar juntas, en común. ¡Queremos que nuestras ciudades sean espacios donde se pueda trabajar, jugar, estimar, hacerse grande, tener hijos e hijas, crear e inventar, producir y hacer negocio, está claro que sí! Pero sobre todo donde se pueda vivir, vivir todo el mundo y vivir dignamente. Donde se garantice el derecho en la ciudad y el derecho a la vivienda.
Translation - Italian
Barcellona, New York e Lisbona chiedono di poter calmierare il prezzo degli alloggi. Le tre città firmano un articolo congiunto in cui si chiede una maggiore capacità legislativa per affrontare “la crescente pressione speculativa, le intimidazioni e gli sfratti”, come già avviene nelle città di Parigi e Berlino.

Questa settimana, nell’ambito del congresso mondiale Smart Cities Expo e del gruppo di lavoro per l’edilizia abitativa di Eurocities, il responsabile dell’edilizia abitativa del municipio di Parigi, Ian Brossat, ha confermato che i limiti dei prezzi di locazione imposti nella capitale francese stanno funzionando molto bene.

L’ edilizia abitativa è uno dei temi centrali del Forum degli Affari Sociali della rete Eurocities, l’organizzazione che comprende 140 città europee e che Barcellona presiede da due anni. E’ in questo quadro che si promuove anche un’intensa campagna per chiedere agli Stati una maggiore consapevolezza e un trasferimento di competenze e risorse alle città affinché possano garantire a tutti i cittadini l’effettivo esercizio di tutti i diritti sociali, compreso quello alla casa.

Articolo completo scritto dai responsabili degli alloggi a Barcellona, New York e Lisbona:

Per il diritto alla casa: potere locale, politica globale

Le città sono il nostro luogo comunitario, lo spazio condiviso dei nostri sogni e delle nostre ansie, dove prendono forma le principali minacce e le differenze diventano evidenti, ma anche dove nascono le speranze e si costruiscono il progresso sociale e la solidarietà. Le città, lì dove quasi tutto è iniziato da quando gli esseri umani hanno smesso di spostarsi alla ricerca di cibo. Sì, la città è la nostra casa, eppure oggi è anche il luogo in cui il diritto all’alloggio, uno dei diritti più elementari ma meno tutelati, è maggiormente minacciato. La ridotta redditività del capitale e i movimenti finanziari internazionali incontrollati ed estremamente facili hanno trasformato l’edilizia abitativa urbana, soprattutto nelle capitali e nelle città dinamiche come le nostre, in un oggetto di investimenti speculativi. Questa dinamica sta mettendo le nostre città sotto una pressione crescente, spesso da parte di grandi fondi d’investimento e di altri attori di livello internazionale. Possiamo dire che, in queste città, il loro stesso successo e la loro attrattiva mettono a repentaglio i residenti e le famiglie stabili. La pressione turistica spinge al rialzo dei prezzi e fa sì che sempre più appartamenti vengano offerti per affitti turistici e sempre meno come abitazione permanente. Abbiamo già quartieri nelle nostre città dove ci sono più alloggi turistici che appartamenti di prima residenza. L’acquisto di interi edifici da parte di fondi di investimento con l’obiettivo di indirizzarli alla promozione del turismo, e la proliferazione di società dedicate ad affitti a breve termine come AirBnB, è un problema condiviso tra le città che hanno firmato questo articolo. Nel frattempo, il processo di gentrificazione (proprietari con un alto potere d’acquisto che si stabiliscono in quartieri tradizionalmente popolari) provoca a sua volta un aumento del prezzo degli affitti, sposta gli inquilini con redditi più bassi (spesso migranti e minoranze) e fa sparire comunità unite da decenni. Con questo aumento dei prezzi delle case, in particolare degli affitti, questi diventano insostenibili per la maggior parte delle persone. Se a tutto ciò si aggiungono i bassi salari e i contratti di lavoro precari che aumentano le disuguaglianze di reddito, si configura una trappola di vulnerabilità nella quale rimangono imprigionati settori sociali sempre più ampi. Non sorprende, quindi, che le varie forme di esclusione residenziale stiano aumentando: famiglie sfollate alla periferia urbana, condizioni abitative sempre più critiche (piccole, più vulnerabili) e l’espressione più estrema di instabilità abitativa: i senzatetto.

Numerosi studi dimostrano che le difficoltà di accesso ad una residenza stabile aumentano il rischio di povertà e di esclusione sociale. I prezzi esorbitanti degli affitti generano un notevole ampliamento della vulnerabilità sociale e, nei settori maggiormente colpiti dalla povertà, situazioni di segregazione e di esclusione cronica dalle abitazioni. Saskia Sassen sostiene che la principale minaccia per l’attuale economia globale sono le diverse forme di espulsione. Espulsi per disoccupazione o povertà, espulsi da guerre e violenze, espulsi per la distruzione stessa dell’acqua e della terra… e naturalmente espulsi dalle città e dalle loro case da pignoramenti o sfratti. Un rischio condiviso che ci lega anche a livello globale. Dobbiamo mettere le persone al primo posto e al di sopra degli interessi economici. Dobbiamo adottare misure per garantire il diritto nelle città, il diritto alla casa. Questo è ciò che stiamo facendo nelle nostre città.

Questa estate siamo a Barcellona come “Fearless Cities” (città senza paura) per discutere alcune strategie chiave, come la promozione di alloggi pubblici, sussidi per gli affitti e la riabilitazione, e nuove forme di alloggi sociali, come la cessione d’uso, che sottraggano gli alloggi dallo scacchiere della speculazione, oltre a come sviluppare soluzioni creative per i senzatetto che diano accesso ad alloggi decenti e non solo soluzioni abitative temporanee e di emergenza. In particolare, vorremmo evidenziare due linee d’azione principali lungo le quali le città devono poter sviluppare maggiori competenze.

In primo luogo, è essenziale disporre di una regolamentazione degli affitti che consenta alle città di fissare parametri di riferimento per i prezzi di affitto e di vietare ai proprietari di superarli. Di fatto, questi indici sono già una realtà a New York e in altre città, come Parigi o Berlino, ma chiediamo una maggiore capacità normativa e maggiori risorse, per poter organizzare gli inquilini in modo che possano far fronte a crescenti pressioni speculative, intimidazioni ed espulsioni.

In secondo luogo, dobbiamo regolamentare il turismo nelle nostre città, limitandone l’eccessivo sfruttamento e la massificazione, proprio perché non venga mai meno l’attrattiva e la produttività nelle sue molteplici sfaccettature creative e per limitarne gli effetti sui prezzi degli affitti. Non chiediamo nulla di straordinario ai grandi operatori turistici e ai locatari: semplicemente di rispettare la legge. Dobbiamo porre fine agli appartamenti turistici illegali, e in tal senso saremo rigorosi, lo si sappia, in difesa del bene comune.

Tre città hanno firmato questo articolo, perché unite dalle stesse sfide e speranze. Tutti noi abbiamo partecipato al vertice delle Nazioni Unite Habitat III, dove si è chiesto “il diritto ad un alloggio dignitoso per tutti” e si è approvata una Nuova Agenda Urbana. Con il paradosso che i firmatari erano gli Stati e non le città, che chiedono un maggior impegno nelle sfide che ci troviamo ad affrontare o la delega della capacità di regolamentazione per farlo esse stesse. Il diritto all’alloggio e la sua funzione sociale devono essere visti come un diritto alla protezione, non solo nelle singole città ma anche a livello globale. La responsabilità e l’obiettivo di garantire il diritto a vivere dignitosamente nella propria città deve essere condiviso dai diversi livelli di governo, dal livello locale a quello più globale. La dichiarazione finale di Habitat III ha ricordato che sono necessarie riforme sistemiche, un settore pubblico forte e un sostegno finanziario a lungo termine per consentire l’accesso ad alloggi adeguati per tutti. Le autorità nazionali e locali devono riconquistare un ruolo di primo piano nel rispondere alle esigenze abitative e ai vincoli di accesso a prezzi accessibili, in particolare per i settori più poveri della popolazione. Noi, come città, non siamo sole, siamo insieme, ciascuna con la propria unicità e congiuntura, e dalla nostra profonda solidarietà rivendichiamo il nostro ruolo guida, che deve essere riconosciuto con maggiori competenze e poteri per adottare misure a favore della cittadinanza.

Zygmunt Bauman ha detto che ci troviamo di fronte a uno scenario di “politica locale senza potere” e “potere globale senza politica”. Le città firmatarie di questo articolo rivendicano un “potere locale con la politica globale” e noi vogliamo usarlo per fare delle nostre città un luogo di accoglienza, diritti e benessere per tutti. Le nostre città non sono una merce. Sono una comunità diversificata di persone che vogliono vivere e prosperare insieme, in comune. Vogliamo che le nostre città siano luoghi dove si possa lavorare, giocare, amare, crescere, avere figli, creare e inventare, e, ovviamente, produrre e fare affari! Ma soprattutto, dove si possa vivere, vivere tutti e vivere con dignità. Dove è garantito il diritto alla città e il diritto alla casa.
French to Italian: Deux idées reçues sur le libre-échange
General field: Social Sciences
Detailed field: Economics
Source text - French
« C’est une règle de prudence vulgaire, lorsqu’on est parvenu au faîte de la grandeur, de rejeter l’échelle avec laquelle on l’a atteint, afin d’ôter aux autres les moyens d’y monter » Friedrich List, économiste allemand (1789-1846)

Idée 1 : La libre circulation des richesses est un facteur de paix dans le monde

Pour les défenseurs du libre-échange, il faut des marchés les plus ouverts possibles pour que chaque pays se spécialise dans des productions exportables dans d’autres pays, ce qui doit conduire à un développement économique général. Le protectionnisme serait au contraire une attitude de repli sur soi, d’hostilité, inepte sur le plan économique puisque protégeant des activités non rentables. Il serait une réaction égoïste des pays riches voulant protéger leurs productions nationales et refusant de participer au développement des pays pauvres en important leurs produits.

A ce titre, le libre-échange est souvent perçu comme un facteur de paix dans le monde : le commerce forge des relations entre des pays qui n’ont pas envie d’initier de guerre avec leurs partenaires commerciaux. Pourtant, les conflits liés au libre-échange ont existé (exemple de la guerre de l’opium de 1839 à1842 qui oppose le Royaume-Uni à l’Empire Qing de Chine voulant interdire le commerce de l’opium sur son territoire) et ils risquent, à terme, de se multiplier. En effet, quand les termes de l’échange sont de plus en plus inégaux et que le libre-échange s’apparente à du dumping social (pratique consistant à violer, contourner ou dégrader le droit social pour en tirer le maximum de profits), c’est une guerre économique et commerciale que se livrent les travailleurs du monde entier et par ricochet, les pays où ils vivent.

Autre argument qui dément les effets positifs du libre-échange pour conserver la paix dans le monde : la généralisation du libre-échange à tous les pans de la vie et la soumission des sociétés et de l’environnement aux intérêts marchands des multinationales. C’est ce que l’on observe avec les négociations actuelles autour des traités dits TAFTA (entre les États-Unis et l’Europe) et CETA (entre le Canada et l’Europe). En effet, ces traités bilatéraux, négociés en toute opacité entre groupes industriels et financiers européens et nord-américains, veulent abolir toute réglementation pouvant faire obstacle au commerce et aux profits des entreprises. Il s’agit d’atteindre le plus haut niveau de libéralisation dans le plus de domaines possibles : la distribution d’eau et d’électricité, l’éducation, la santé, la recherche, les transports, l’aide aux personnes, la culture, le numérique… Tous ces secteurs qui, pour beaucoup, relèvent encore du service public, pourraient ainsi être ouverts à la concurrence.

Des deux côtés de l’Atlantique, des citoyennes et citoyens se mobilisent contre la ratification du CETA et les négociations sur le TAFTA. Deux traités de libre-échange qui portent gravement atteinte à la cohésion sociale, à l’expression des voix citoyennes et… à la paix dans le monde !

Idée 2 : Le libre-échange est le seul système qui ait fait ses preuves

Face à l’accroissement des inégalités mondiales, de nombreuses personnes s’imaginent que c’est en ouvrant toujours plus les marchés que se trouve la clé du développement. Il pensent que si le libre-échange se développe à grande vitesse, touchant pratiquement la totalité des pays et de plus en plus de domaines, c’est bien la preuve que c’est le seul système qui marche ! Nombre de pays du Sud veulent ainsi vendre plus et mieux et ils réclament un meilleur accès aux marchés occidentaux pour leurs produits agricoles. Dans les pratiques, c’est plutôt l’inverse qui se produit : les pays riches continuent d’exiger des pays du Sud qu’ils leur ouvrent toujours plus leurs marchés. Exemple : depuis les années 2000, des accords de libre-échange dits Accords de Partenariat Économique (APE) étaient en négociation entre l’Union européenne et les pays ACP (Afrique, Caraïbes, Pacifique) pour que ces pays ouvrent leurs marchés aux produits en provenance de l’Union européenne. De fortes résistances étaient à l’œuvre de la part des sociétés civiles et des États du Sud craignant une concurrence déloyale sur leurs marchés agricoles ainsi qu’un grave manque à gagner (suppression des droits de douane pour les produits européens importés). La pression européenne a abouti en juillet 2014 à la victoire de l’UE : exceptée l’Afrique de l’Est, la plupart des grandes régions d’Afrique ont accepté de signer ces APE. A l’image des traités TAFTA et CETA, ces accords économiques vont avoir des conséquences très néfastes pour les populations des pays concernés et leur environnement. Côté européen, ils favoriseront l’agriculture productiviste, polluante et destructrice d’emplois. Côté africain, les agricultures paysannes seront détruites, la souveraineté alimentaire menacée, les industries locales pâtiront de cette concurrence déloyale et beaucoup d’emplois seront supprimés.

Le libre-échange galopant, tel qu’il est mis en œuvre depuis plusieurs décennies, renforce les inégalités entre pays développés et pays en développement car ce sont toujours les plus riches qui fixent les règles du jeu commercial, et les pays dominés qui sont sommés de les accepter. Des mesures protectionnistes sont pourtant nécessaires aux pays pauvres : ils ont parfois besoin de fermer leurs marchés pour protéger certains secteurs naissants ou vivriers et pouvoir se développer économiquement. L’aide internationale devrait contribuer à renforcer les capacités commerciales des filières exportatrices des pays du Sud mais aussi les aider à développer et protéger leurs cultures vivrières.
Translation - Italian
“E’ una comune regola di prudenza, una volta conquistata la vetta, ribaltare la scala con cui l’abbiamo raggiunta, per privare altri dei mezzi per scalarla”.

Friedrich List, economista tedesco (1789-1846)

Preconcetto 1: La libera circolazione della ricchezza è un fattore di pace nel mondo

Per i sostenitori del libero scambio, avere mercati più aperti possibili è necessario affinché ogni paese si specializzi in produzioni che possono essere esportate in altri paesi, il che dovrebbe portare ad uno sviluppo economico generale. Il protezionismo, al contrario, sarebbe un atteggiamento di chiusura, di ostilità, e, proteggendo attività non redditizie, risulterebbe inetto sul piano economico. Sarebbe una reazione egoistica dei paesi ricchi, volta a proteggere la propria produzione interna, allo stesso tempo rifiutando di partecipare allo sviluppo dei paesi poveri importandone i prodotti.

In quest’ottica, il libero scambio è spesso percepito come un fattore di pace nel mondo: il commercio instaura relazioni tra paesi che di conseguenza eviterannmo di avviare una guerra con i loro partner commerciali. Eppure, conflitti legati al libero scambio (ad esempio la guerra dell’oppio del 1839-1842 che oppose il Regno Unito all’Impero cinese di Qing che voleva vietare il commercio dell’oppio nel proprio territorio) sono esistiti e sono suscettibili di moltiplicarsi nel lungo periodo. Quando, infatti, le condizioni commerciali sono sempre più inique e il libero scambio è simile al dumping sociale (la pratica di violare, eludere o degradare i diritti sociali per trarne il massimo beneficio), ecco che si sviluppa una guerra economica e commerciale tra i lavoratori di tutto il mondo e, di rimbalzo, tra i paesi in cui vivono.

Un’altra argomentazione che smentisce gli effetti positivi del libero scambio sul mantenimento della pace nel mondo è la diffusione generalizzata del libero scambio in tutti i settori della vita e la sottomissione della società e dell’ambiente agli interessi commerciali delle multinazionali. Questo è ciò che stiamo vedendo con i negoziati in corso sui cosiddetti trattati TAFTA (tra gli Stati Uniti e l’Europa) e il CETA (tra il Canada e l’Europa). Questi trattati bilaterali, infatti, negoziati in totale mancanza di trasparenza tra gruppi industriali e finanziari europei e nordamericani, vogliono abolire qualsiasi normativa che possa ostacolare il commercio e i profitti delle imprese. L’obiettivo è raggiungere il più alto livello di liberalizzazione possibile in quanti più settori possibili: distribuzione idrica ed elettrica, istruzione, sanità, ricerca, trasporti, sostegno alle persone, cultura, digitale… Tutti questi settori, che per molti ricadono ancora nella competenza del servizio pubblico, potrebbero quindi essere aperti alla concorrenza.

Su entrambe le sponde dell’Atlantico, i cittadini si mobilitano contro la ratifica del CETA e i negoziati TAFTA. Due trattati di libero scambio che minano gravemente la coesione sociale, l’espressione delle voci dei cittadini e… la pace nel mondo!

Preconcetto 2: Il libero scambio è l’unico sistema collaudato

Di fronte alle crescenti disuguaglianze globali, molti credono che la chiave dello sviluppo risieda nell’aprire sempre più i mercati. Pensano che se il libero scambio si sta sviluppando ad alta velocità, interessando praticamente tutti i paesi e sempre più settori, è la prova che è l’unico sistema che funziona! Molti paesi del Sud vogliono vendere di più e meglio e chiedono un migliore accesso ai mercati occidentali per i propri prodotti agricoli. In realtà, si verifica esattamente il contrario: sono i paesi ricchi ad esigere continuamente che i paesi del Sud aprano sempre più i propri mercati. Un esempio: a partire dagli anni 2000 sono in fase di negoziato tra l’Unione europea e i paesi ACP (Africa, Caraibi e Pacifico) gli accordi di libero scambio noti come Accordi di Partenariato Economico (APE) per l’apertura dei mercati ACP ai prodotti provenienti dall’Unione Europea. Le società civili e gli Stati meridionali si sono fortemente opposti, temendo la concorrenza sleale sui propri mercati agricoli e una grave perdita di entrate (abolizione dei dazi doganali per i prodotti europei importati). Le pressioni europee hanno portato alla vittoria dell’UE nel luglio 2014: ad eccezione dell’Africa orientale, la maggior parte delle principali regioni dell’Africa hanno accettato di firmare questi APE. Come i trattati TAFTA e CETA, questi accordi economici avranno conseguenze molto dannose per le popolazioni dei paesi interessati e per l’ambiente. Sul lato europeo, promuoveranno un’agricoltura produttivista, inquinante e distruttiva per l’occupazione. Sul lato africano, l’agricoltura contadina sarà distrutta, la sovranità alimentare minacciata, le industrie locali patiranno questa concorrenza sleale e molti posti di lavoro andranno perduti.

Il libero scambio, così come operante da vari decenni, rafforza le disuguaglianze tra i paesi sviluppati e quelli in via di sviluppo, perché sono sempre i paesi più ricchi a stabilire le regole del gioco del commercio e i paesi dominati a doverle accettare. Sono tuttavia necessarie misure protezionistiche per i paesi poveri, che talvolta devono chiudere i propri mercati per proteggere alcuni settori emergenti o quelli delle produzioni alimentari e potersi così sviluppare economicamente. Gli aiuti internazionali dovrebbero contribuire a rafforzare le capacità commerciali dei settori di esportazione dei paesi in via di sviluppo, ma anche ad aiutarli a sviluppare e proteggere i propri prodotti alimentari.

Glossaries EN>IT, FR->IT, Josie
Experience Years of experience: 21. Registered at ProZ.com: Oct 2001.
ProZ.com Certified PRO certificate(s) N/A
Credentials English to Italian (CPE - Cambridge)
French to Italian (Université Lumière Lyon 2)
Spanish to Italian (SECOM Ecuador - Accreditation as Translator)
Memberships Traduttori per la Pace, Amnesty International
Software Adobe Acrobat, CafeTran Espresso, MateCat, MemSource Cloud, Microsoft Excel, Microsoft Word, Powerpoint, Wordfast
Professional practices Giuseppina Vecchia endorses ProZ.com's Professional Guidelines (v1.1).
Bio
Giuseppina TM-Town Profile

EDUCATIONAL BACKGROUND

 At present, enrolled in a Linguistics course at the Venice University
Higher technical diploma on tourism and hotel industry, Jesolo
Certificate of Proficiency in English, Cambridge University, England
Lyon University, intensive summer school (Advanced French language)
Liceo scientifico, Avellino : High School Diploma
Training as an opera singer (mezzosoprano)
Academy of music : intermediate certificate
Seminar: elearning and didactics. (34 Hours)
Three-days seminars on Literary Translation : University of Urbino, Italy in the last three years (2006, 2007, 2008)
Training course for librarians (30 hours)

INTERESTS AND HOBBIES
Cuisine, nutrition and diet, herbalism. Politics. English and French literature. Classical music, opera.
Member of an opera choir.
As a young girl, I played football, and have been a football referee, though I don’t practice anymore.
I love watching tennis, basketball and volleyball matches. Tried to play them as well.
I like travelling, and getting to know other cultures and ways of life.
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