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This entry won a contest French to Italian: 5th ProZ.com Translation Contest - Entry #3091
Source text - French
Je pensais en route : Est-ce un grand mal de ne pas avoir vu Smara au soleil couchant, de ne pas m’être assis devant ces ruines, de ne pas avoir appuyé longuement mes yeux sur ses édifices, sur ses horizons ? – Peut-être pas. Je ne me sens pas d’humeur à imiter Chateaubriand sur le Forum romain.
Je ne suis pas venu ici pour cela.
Le corps : ces choses qui me préoccuperaient, ptôse des organes, les dos qui se voûte – ici peu importe.
Que peu de haltes encore j’espère – que peu de nuits ! Ces haltes, les dernières, quand il n’y en aura plus qu’une, que deux avec les chikhs, quelle valeur renouvelée elles prennent, elles prendront pour moi: le partage en cinq parts de la viande, le tirage au sort, etc., comme les dernières cerises les plus belles, au fond du compotier.
Le retour : en plus de cette joie profonde, admirable, venant de nos vies renouvelées ou plutôt hardiment poussées sur un chemin merveilleux – que je ne dirai point –, je songeais, avec quel plaisir, au bain chaud que je prendrais tout de suite – à la première minute –, au premier repas, à la première nuit. Ne plus avoir de poux, ne plus avoir si froid ou si chaud. Dormir dans un lit. Manger. Retrouver tout cela après deux mois très durs, l’acte accompli.
Marché hier soir de 5 heures et demie à 8 heures et demie à travers des vallonnements assez forts. C’est pendant cette marche que je me fis ces réflexions ; (…)


“SMARA. Carnets de route d’un fou du désert” par Michel Vieuchange Éditions Phébus, Paris, 1990. Page 218-219.
Translation - Italian
Pensavo lungo il cammino: è poi tanto grave non aver visto Smara al tramonto, non essermi seduto davanti a quelle rovine, non aver appoggiato più a lungo lo sguardo sui suoi edifici, sui suoi orizzonti? Non sono dell’umore di imitare Chateaubriand nel Foro romano.
Non sono venuto qui per questo.
Il corpo: ciò che tanto mi preoccuperebbe, ptosi di organi, la schiena che si curva, qui ha poca importanza.
Quante poche soste mi attendono ancora, quante poche notti!
Queste soste, le ultime, quando forse non ne resta che una soltanto, o due forse con i capi-tribù, che valore rinnovato assumono e assumeranno per me: la spartizione in cinque parti della carne, il tirare a sorte, ecc...come le ultime ciliegie, le più belle, sul fondo della terrina.
Il ritorno: oltre a questa gioia profonda, stupenda, che viene dalle nostre vite rinnovate o piuttosto spinte audacemente verso un cammino meraviglioso –di cui non parlerò- pensavo, e con che piacere, al bagno caldo che avrei fatto subito- nel primo istante- al primo pasto, alla prima notte. Non avere più pulci, non avere più tanto freddo o tanto caldo.
Dormire in un letto. Mangiare. Ritrovare tutto ciò dopo due durissimi mesi, l’atto compiuto.
Camminato ieri sera dalle cinque e mezza alle otto e mezza attraverso degli avvallamenti abbastanza ripidi.
È durante questa marcia che ho fatto queste riflessioni; (...)

“Smara: carnets de route d’un fou du désert” (“Smara: diario di viaggio di un pazzo nel desero”) di Michel Vieuchange - Éditions Phébus, Paris, 1990. Page 218-219
Italian to English: CONIGLIO
Source text - Italian
Coniglio, coniglio, coniglio e coniglio, coniglio, coniglio e
coniglio e coniglio, coniglio, coniglio, coniglio e coniglio,
coniglio, coniglio, coniglio, coniglio, coniglio, coniglio e
coniglio, coniglio, coniglio e coniglio, coniglio, coniglio,
coniglio, coniglio e coniglio, coniglio, coniglio, coniglio, coniglio
e coniglio, coniglio e coniglio, coniglio, coniglio, coniglio,
coniglio...

Occhi fondi e vuoti... uno sguardo cieco che vede oltre... uno
sguardo angosciato, che rappresenta quasi l’impossibilità di vedere
le cose serenamente, come se la realtà stessa ti mangiasse gli occhi,
consumandoli.
Sono cattivi, questi conigli.
Anche quando sono innamorati, anche quando riposano in poltrona,
anche quando sono cuccioli che tengono per mano un pupazzo.
Incarnano il lato oscuro, l’anima nera delle cose. Un punto di vista
rovesciato, inquieto e inquietante.
D’altra parte il coniglio “reale” (contrapposto al coniglietto che
vive nell’immaginario collettivo, figlio di un eccesso di favole
disneyane) è un animale che scava cunicoli, che entra nel ventre
della terra, che ne attraversa l’oscurità. Questi soggetti quindi,
che possono scandalizzare chi parteggia per la versione “peluche”,
riportano in realtà a una dimensione più vera.
Perché “noir” non è solo un colore, ma un’intenzione, una categoria,
un segnale, un brivido.
Ma è anche un colore, il personaggio si ripropone con questa veste
atipica, che lo colloca in una zona così lontana dallo stereotipo
infantile del coniglietto bianco, animale rassicurante, tenero, da
proteggere, e che quindi aiuta a costruire, nella psiche, una
dinamica di difesa.
I pochi soggetti che sfuggono a questo colore sono ugualmente noir...
perché inguainati in una maschera, perché simbolo di un’America
ferita o perché sovrastati, schiacciati quasi, da un elemento
altrettanto cupo. Il corvo sul coniglio bianco non è, infatti, che un
calzino rovesciato: è semplicemente venuto fuori ciò che era dentro.
Ma non è una liberazione, no... il corvo rimane lì appollaiato,
visibile segno di una negatività che rimane attaccata al personaggio
da qualsiasi punto lo si guardi: metafora dell’impossibilità di
affrancarsi davvero dei propri limiti.
Questi conigli, rappresentati con un tratto pittorico movimentato e
volutamente “sporco”, diventano quindi entità stilizzate che
segnalano inquietudini e angosce in un contesto “pop” che fa
rimbalzare l’intenzione tra fumetto, graffito, cartellonistica
pubblicitaria e segnaletica stradale passando attraverso fascinazioni
etnico-primitive.
Ma forse, più semplicemente, è solo... un’ossessione.



Pierluigi Balducci è nato a Torino nel 1960. Negli anni della
formazione ha avuto come maestri Luigi Mainolfi, Gilberto Zorio e
Marco Gastini. Ma ha poi abbandonato l’arte figurativa per la
grafica, diventando Art Director dell’Agenzia Armando Testa
Dopo aver lavorato per quindici anni in pubblicità si è trasferito a
Bali dove ha iniziato un percorso come autore editoriale. Nel 2001 ha
pubblicato cinque libri in cui figura come ideatore e illustratore.
A Bali è esplosa nuovamente la sua vena pittorica, mai davvero
sopita, ma in questi anni mai assecondata.
Lapin Noir è il risultato della ricerca effettuata in quei mesi, in
un luogo dove di conigli non se ne vedono affatto!
Translation - English
Rabbit, rabbit, rabbit, rabbit, rabbit, rabbit, rabbit, rabbit,
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rabbit, rabbit, rabbit, rabbit, rabbit, rabbit...

Deep and empty eyes … a blind stare into the beyond … an anguished look which almost represents the impossibility of seeing things with serenity, as if reality itself could devour the eyes, consuming them.
They are bad, these rabbits.
Even when they are in love, even when they are resting in their armchairs, even when they are puppies holding puppets by the hand.They embody a dark side, the obscure soul of things. They offer an upside-down point of view, restless and disturbing.
On the other hand, the “real” rabbit (in contrast with the bunny that lives in our collective imagination, the result of too many Disney stories) is an animal that burrows in holes, that descends into the belly of the earth, and goes through its darkness.These rabbits, that might shock those who are partial to the stuffed version, in fact lead to a truer dimension. Because “noir” is not just a color, but is an intention, a category, a sign, a shudder.
But it is also a color. The rabbit reappears in this unusual guise, making it very different from the childish stereotype of a white bunny, of a reassuring, delicate animal in need of protection that helps build a psychological defense mechanism.Those few characters that are not black are still “noir” because they are disguised by a mask, because they are symbols of a wounded America or because they are overwhelmed, almost crushed, by another
element as dark as they are. The crow over the white rabbit is
nothing but an inside-out sock: what was inside has now come out.
But it is not a liberation … the crow stays perched there, a visible
sign of a negativity that remains attached to the character from
whichever point it is viewed: a metaphor of the impossibility to
truly free oneself from one’s limitations.
These rabbits, depicted with lively and deliberately “dirty”
brushstrokes, become the stylized entities that point to anxiety and
anguish, set in a “pop” context that straddles the style of a comic
strip, a graffiti, an advertising billboard and a road sign, passing
through ethno-primitive fascinations. Perhaps, more simply, it is
just … an obsession.

Pierluigi Balducci was born in 1960 in Turin, Italy. He studied under artists like Luigi Mainolfi, Gilberto Zorio and Marco Gastini. He then left creative painting for graphic design, becoming Art Director for the Agenzia Armando Testa.
After fifteen years in advertising he moved to Bali, where he began a new career as an author and editor. In 2001 he published five books as author and illustrator. His talent for creative painting, which had never died out but had been neglected for years, was fired up again in Bali.
Lapin noir is the outcome of the work carried out during his stay in Bali, a place where there are no rabbits to be seen.
French to Italian: Le droit au logement frappe à la porte de l’Europe
Source text - French
Le droit au logement frappe à la porte de l’Europe

A Bruxelles, les premiers Etats généraux européens pour le droit au logement dressent un constat alarmant.

Bernard Birsinger, feu l’ancien maire communiste de Bobigny, en avait rêvé. Ses amis l’ont fait. Les 5 et 6 novembre 2007 derniers, plus de 130 représentants d’organisations engagées dans la défense des mal logés ou des sans logis, d’ONG, d’associations d’habitants et de locataires, mais aussi des élus locaux, des députés européens, le président du CECODHAS, qui coordonne au niveau européen les gestionnaires des logements sociaux, se sont retrouvés au sein du Parlement européen, à Bruxelles, pour les premiers Etats généraux européens pour le droit au logement (EGEDAL). Co-ordonné par l’Alliance Internationale des Habitants (AIH), l’Association nationale des élus communistes et républicains (ANECR), la Plate-forme pour un Logement Digne (Espagne) et le Réseau d’élus et d’autorités locales progressistes d’Europe (REALPE), l’événement est la suite logique des Etats généraux pour le droit au logement initiés en France en 2004. Mais des racines plus anciennes pourraient être repérées dans la Charte Européenne pour le Droit à Habiter et la Lutte contre l'Exclusion Sociale, née à l'issue des premières rencontres informelles des ministres européens du logement au début des années 90.

Les nombreux témoignages égrenés au fil de ces deux journées ont permis de dresser un état des lieux inquiétant du mal ou de non logement dans une douzaine d’Etats du vieux continent. Si les situations diffèrent énormément selon les pays, tous les participants ont vivement dénoncé l’abandon par les Etats du secteur du logement. Eva-Britt Stevenson, députée européenne suédoise (GUE/NGL), a ainsi expliqué comment, sous la pression de l’Union européenne et des choix politiques de la majorité de centre-droit, son pays - qui considérait jusqu’alors le logement comme un droit pour tous quels que soient les revenus des ménages - se dirigeait actuellement vers une « privatisation rampante », en réduisant ses dotations pour les aides au logement et en s’apprêtant à mettre en vente 860.000 logements publics. Analyse partagée aussi par l'eurodeputée socialiste Marie-Noëlle Lienemann, ancienne ministre française au logement. En Russie, ce sont les réformes « ultra-libérales » du gouvernement de Vladimir Poutine qui fragilisent l’accès au logement. Selon Carine Clément - qui n’a pu faire le voyage depuis Moscou à cause du refus des autorités russes -, ces réformes ont eu pour conséquence de jeter à la rue des milliers de familles au profit de promoteurs véreux, sous la bénédiction de pouvoirs publics locaux corrompus. Le cas des Roms, stigmatisé et partout discriminés, a été évoqué à de nombreuses reprises par les participants. Miroslav Prokes, conseiller municipal de Prague (République Tchèque), a expliqué qu’ils constituaient 90 % des personnes vivant dans les quelque 300 bidonvilles que compte son pays. En Italie, c’est le nouveau décret concernant les ressortissants Roumains, qui vient se rajouter à la politique de destruction des bidonvilles sans aucun relogement et à la non approbation d'un décret de protection des locataires expulsables, qui sont dénoncés conjointement par Cesare Ottolini, animateur de l’Alliance Internationale des Habitants, et Paolo Gangemi de Rifondazione comunista.

« Il faut que l’Union européenne prenne au sérieux la question du droit au logement », a estimé Heinrich Niemann, engagé dans LHASA, association de restructuration urbaine à Berlin. Pour autant, a prévenu Pierre Mansat, adjoint au maire de Paris, « ce sont aujourd’hui les marchés financiers qui décident comment se fait la ville. Grâce à leur force de frappe, les fonds d’investissement sont en capacité de déstabiliser les politiques publiques. » Ce fut le cas à Berlin où, « en dix ans, des fonds d’investissement ont pu s’offrir 1,8 million de logements publics », a précisé Barbara Litke, représentante, à Bruxelles, de l’Union internationale des locataires.

Ces EGEDAL n’auraient-ils été qu’un constat d’impuissance? Non, répond Cesare Ottolini. « Ces Etats généraux sont une étape fondatrice vers la constitution d’un mouvement européen de résistance et d'alternative ». Durant ces deux journée, des dizaines d'intervenants, de Jean-Pierre Giacomo, président de la CNL française, à Paul Trigalet, de Solidarités Nouvelles (Belgique), en passant par Joseph Jones (Thames Valley Gypsy Association, Royaume-Uni), Daniele Porretta (Plate-forme pour un Logement Digne), Knut Unger (Union des Locataires de Witten, Allemagne) ou encore Annie Pourre (réseau No-Vox), ont présenté une grande richesse d'analyses, de propositions, et de luttes.
Dans la déclaration finale des EGEDAL, les participants se sont engagés à organiser des Etats généraux dans leur pays et à agir pour demander « le développement d’un véritable service public du logement et de la ville » pour que le droit au logement soit reconnu au niveau de chaque pays et au niveau européen. En attendant, les membres des EGEDAL seront présents lors du Forum Social Européen (Malmö, 18-27 septembre 2008) et également lors de la rencontre européenne des ministres du logement, programmée à Paris le prochain octobre 2008 sous la présidence française de l'UE.

Cyrille Poy, journaliste à l’Humanité

Déclaration: Pour le droit au logement et à la ville partout en Europe !

Plus d'information sur les Etats Généraux Européens


Translation - Italian
Il diritto alla casa bussa alla porta dell’Europa.
A Bruxelles i primi Stati generali europei per il diritto ad abitare mostrano un quadro allarmante

Bernard Birsinger, compianto sindaco comunista di Bobigny, l’aveva sognato. I suoi amici l’hanno realizzato. Tra il 5 ed il 6 novembre 2007, più di 130 rappresentanti di organizzazioni impegnate nella difesa di mal alloggiatie senzatetto, di ONG, di associazioni d’abitanti ed inquilini, ma anche di amministratori locali, di deputati europei, nonché del CECODHAS, che coordina a livello europeo gli amministratori degli alloggi sociali, si sono incontrati al Parlamento europeo, a Bruxelles, per i primi Stati generali europei per il diritto adabitare (SGEDA). Coordinati dall'Alleanza Internazionale degli Abitanti (IAI), l'Associazione nazionale degli eletti comunisti e repubblicani (ANECR), la Piattaforma per un Alloggio Dignitoso (Spagna) e la Rete di eletti e di enti locali progressisti dell'Europa (REALPE), l'evento è il seguito logico degli Stati generali per il diritto all'alloggio iniziati in Francia. Ma radici più antiche si trovano nella Carta europea per il diritto ad abitare e la Lotta contro l'esclusione sociale, sorta in occasione delle prime riunioni informali dei ministri europei dell’alloggio all'inizio degli anni '90. Un filo rosso ripreso più recentemente dal seminario organizzato in occasione del FSE di Atene nel 2006.

Le numerose testimonianze presentate nel corso di questi due giorni hanno permesso di elaborare un inquietante bilancio del mal-alloggio e del deficit di abitativo in una dozzina di paesi del vecchio continente. Se le situazioni differiscono enormemente a seconda dei paesi, tuttavia tutti i partecipanti hanno duramente denunciato l'abbandono da parte degli stati del settore abitativo. Eva-Britt Stevenson, deputata europea svedese (GUE/NGL), ha così spiegato come, sotto la pressione dell'Unione europea e delle scelte politiche della maggioranza di centro-destra, il suo paese - che considerava fino ad allora l'alloggio come un diritto per tutti indipendentemente dai redditi delle famiglie - si stia attualmente dirigendo verso una "privatizzazione rampante", riducendo il budget destinato agli aiuti all'alloggio e preparandosi a mettere in vendita 860.000 alloggi pubblici. Analisi condivisa anche dall’eurodeputata socialista Marie-Noëlle Lienemann, ex ministra francese per l’alloggio. In Russia, sono le riforme ultraliberali del governo di Vladimir Putin che minano l'accesso all'alloggio. Secondo Carine Clément, costretta ad inviare un messaggio scritto poiché le autorità russe gli hanno impedito di uscire da Mosca, queste riforme hanno gettato per strada migliaia di famiglie e avvantaggiato imprenditori disonesti, con la benedizione dei poteri pubblici locali corrotti. Il caso dei Rom, stigmatizzati e discriminati ovunque, è stato citato a numerose riprese dai partecipanti. Secondo Miroslav Prokes, consigliere comunale di Praga (Repubblica ceca), costituiscono il 90% delle persone che vivono nelle circa 300 bidonville che conta il paese. In Italia, Cesare Ottolini, coordinatore dell'Alleanza Internazionale degli Abitanti, e Paolo Gangemi di Rifondazione comunista, denunciano congiuntamente il nuovo decreto riguardante i Rumeni, che viene ad aggiungersi alla politica di distruzione delle bidonville senza alcun ri-alloggiamento, e la non approvazione di un decreto di protezione degli inquilini che sotto sfratto.

"Occorre che l'Unione europea affronti seriamente la questione del diritto all'alloggio", ha dichiarato Heinrich Niemann, membro del LHASA, associazione di ristrutturazione urbana a Berlino. Senza dimenticare, ha messo in guardia Pierre Mansat, vicesindaco di Parigi, "che oggi sono i mercati finanziari che decidono come si fa la città. Grazie al loro potere, i fondi d’investimento sono in grado di destabilizzare le politiche pubbliche.". E’ stato il caso di Berlino dove,"in dieci anni, i fondi per gli investimenti hanno potuto comprare 1,8 milioni di alloggi pubblici", ha precisato Barbara Litke, rappresentante, a Bruxelles, dell'Unione internazionale degli inquilini.



Questi SGEDA sono stati soltanto un riconoscimento d'impotenza? “No - risponde Cesare Ottolini -questi Stati generali sono una tappa fondamentale verso la costruzione di un movimento europeo di resistenza e di alternativa". Infatti, decine di partecipanti, da Jean-Pierre Giacomo della CNL francese a Paul Trigalet di Solidarités Nouvelles (Belgio), da Joseph Jones, della Thames Valley Gypsy association (Regno Unito) a Daniele Porretta della Piattaforma per un alloggio dignitoso, da Knut Unger dell'Unione degli inquilini di Witten (Germania) ad Annie Pourre di No-Vox, hanno mostrato una grande ricchezza non soltanto di analisi, ma anche di proposte e di lotte.


Nella dichiarazione finale, i partecipanti si impegnano ad organizzare gli Stati generali nel loro paese e ad attivarsi per chiedere "lo sviluppo di un vero servizio pubblico dell'alloggio e della città", nonché il riconoscimento del diritto all'alloggio a livello nazionale ed europeo.


Nel frattempo, i membri di SGDA saranno presenti al Forum Sociale Europeo (Malmö, 18-27 settembre 2008) e alla riunione dei ministri europei competenti in materia d’alloggio, che si terrà a Parigi nell’ottobre 2008, sotto la presidenza di turno francese dell’Unione Europea.

Cyrille Poy, giornalista a l’Humanité

Dichiarazione: Per il diritto alla casa e alla città in tutta Europa !

Più informazioni sugli Stati Generali Europei

Spanish to Italian: El hombre o los moluscos
Source text - Spanish


Cambios climáticos radicales e irreversibles, informes de instituciones internacionales casi fatalistas... El planeta tierra, “nuestra casa común”, al decir del teólogo y militante brasilero Leonardo Boff, se confronta a un momento complejo de su propia historia evolutiva. Entre catástrofe y amenazas de desaparición, Boff -miembro de la Comisión Internacional de la Carta de la Tierra y premio Nobel alternativo 2001- , aporta desde la ciencia, la teología y la militancia, su mirada crítica, una voz de advertencia y, a pesar de todo, un grito de esperanza.

Entervista con Leonardo Boff
:: LEONARDO BOFF ::Nació en Concordia, Estado brasilero de Santa Catarina, el 14 de diciembre de 1938. En 1970 se graduó como Doctor en Teología y Filosofía en la Universidad de Munich, Alemania. Durante años se desempeñó como profesor en varias universidades brasileras. Así como profesor invitado de las universidades de Lisboa (Portugal), Salamanca (España), Basilea (Suiza) y Heidelberg (Alemania). Es autor de más de 60 libros, muchos de los cuales han sido traducidos en varios idiomas.
Fue uno de los “padres” fundadores de la Teología de la Liberación. Lo que le valió una primera sanción de las autoridades católicas romanas en 1985. Ante una nueva amenaza de sanción por parte del Vaticano, Leonardo Boff renunció a sus actividades sacerdotales en 1992 y se autoproclamó al estado laico.
En la actualidad continúa sus aportes teológicos, con un particular acento en la temática ecológica. Es asesor del Movimiento de los Trabajadores rurales sin Tierra (MST) y de las Comunidades Eclesiales de Base (CEBs) de Brasil. (Sergio Ferrari)


“El hombre o los moluscos”

Por Sergio Ferrari* enviado a Selvas.org

*Colaboración E-CHANGER, ONG suiza de cooperación solidaria
de la cual Leonardo Boff es miembro de honor y signatario de su Carta de Principios

“La especie humana arriesga su desaparición”

“Somos responsables por la vida o la muerte de nuestro planeta”


Los estudios, como el recientemente presentado sobre el calentamiento de la tierra, describen una situación cada día más alarmante. ¿Cómo interpretar este momento preocupante de la historia evolutiva del hombre y el planeta?
Estamos tomando conciencia que podemos ser destruidos. No por algún meteoro rasante o por un cataclismo natural de proporciones inconmensurables. Sino por la irresponsable actitud humana. El hombre ha construido dos máquinas de muerte que pueden destruir la biosfera: las armas de destrucción masiva y la agresión ecológica al sistema Tierra. Hasta ahora existía una cierta preocupación de no sobrepasar los límites que puede soportar la Tierra. El Panel Intergubernamental para los Cambios Climáticos (IPCC en inglés), a inicios de febrero, reveló que ya hemos roto esa barrera. El planeta va, irremediablemente, hacia un aumento de la temperatura de entre 1.8 y 6 grados Celsius. Las consecuencias sobre la biodiversidad serán devastadoras. Millones y millones de personas corren serios riesgos a causa de pérdidas de cosechas, de sequías o de las inundaciones por la subida de las aguas de los océanos que será de entre 18 y 59 centímetros como mínimo...

La logica de la auto-destruccion

Un panorama catastrófico...
La certidumbre que somos responsables por la vida o la muerte de nuestro planeta vivo. Depende solamente de nosotros el futuro común, es decir el nuestro como especie y el de nuestra querida Casa Común, la Tierra, que amamos tan entrañablemente.

Aunque produce "carne de gallina" sólo imaginárselo... ¿podría el ser humano llegar a desaparecer resultado de su poder auto-destructivo y de su falta de sabiduría?
Nombres notables de las ciencias no excluyen esa posibilidad. Por citar algunos, Stephen Hawking (“El Universo es una Cáscara de Nuez”) anticipa que en el 2600 la población mundial vivirá codo con codo y que el consumo de electricidad dejará la tierra incandescente. El premio Nobel, Christian de Duve, afirma que la evolución biológica marcha aceleradamente hacia un momento de ruptura. Prestigiosos historiadores como Arnold Toynbe y Eric Howsbawn, también se plantean la inviabilidad del planeta si continúa en esta lógica. James Lovelock, (“La venganza de Galia”) anticipa un escenario brutal: hasta el fin del siglo el 80 % de la población humana desaparecerá. El 20 % restante va a vivir en el Ártico o en algunos pocos oasis en otros continentes, donde las temperaturas serán más bajas o donde caerá un poco de lluvia. En cuanto al territorio brasilero será demasiado caliente y seco como para ser habitado.

Inimaginable pensar en la desaparición de la especie...
Sería una catástrofe biológica de magnitud inconmensurable. Se vería anulado el trabajo de por lo menos 3.8 billones de años, fecha probable de la aparición de la vida; y de los 5-7 últimos millones de años, desde que apareció la especie homo; y de los últimos cien mil años, desde que irrumpió el Homo Sapiens... Caería todo ese trabajo realizado por el universo entero de energías, de informaciones y de diferentes formas de materia...

Hay que recordar que hasta ahora no fueron identificadas científicamente y de forma irrefutable otras inteligencias en el universo. Somos, en tanto especie homo, una singularidad sin comparación en el cosmos. Contamos con un cuerpo con treinta billones de células; un cerebro con cien millones de neuronas en continua sinapsis, complejo en su psiquis y su conciencia, cargada de informaciones recogidas desde que irrumpió el cosmos con el Big Bang. Y que se fue enriqueciendo con emociones, sueños, arquetipos, símbolos. Y con un espíritu, capaz de captar el todo y sentirse parte de él, e identificarse con Aquel que une y re-une, liga y re-liga todas las cosas haciendo que no sean caóticas sino ordenadas y dándole sentido y significado a la existencia en este mundo. Y que nos hace nacer sentimientos de profunda veneración y respeto hacia la grandeza del cosmos.
En ese sentido, la historia de la vida y la historia de la vida humana perderían algo inestimable.



El universo, anterior al hombre

¿Y el hombre y su instinto por sobrevivir en ese panorama casi desolador?
Aunque aparezca contradictorio frente a la gravedad de los hechos, diría que es necesario tener paciencia con el ser humano. Hay mucho que aprender. En relación al tiempo cósmico, lo transitado hasta ahora por el hombre es sólo un minuto de vida. En esta perspectiva la situación actual representa un desafío más que un desastre posible.
Por otra parte, aún en la perspectiva de la desaparición del ser humano como especie, el principio de inteligibilidad y de *amorosidad* (amor) quedaría preservado. Eso existió en el universo antes que los seres humanos. Es un principio tan ancestral como el mismo universo...

Para volver a la categoría de “tiempo cósmico” y la acelerada crisis actual, ¿tendrá todavía la especie humana tiempo para realizar este aprendizaje?
Todo parece indicar que el reloj corre contra nosotros. Posiblemente estemos llegando ya demasiado tarde, y hemos pasado el punto de no-retorno. Pero como la evolución no es lineal y conoce frecuentes rupturas y saltos para arriba -producto de mayor complejidad- y como existe el carácter indeterminado y fluctuante de todas las energías y de toda la materia, nada impide que se produzca la emergencia de otro nivel de conciencia y de vida humana que salvaguarde la biosfera y el planeta tierra.

Es interesante, por ejemplo, que Théodore Monod, fallecido en el 2000 y tal vez el último gran naturalista en el mundo, quien era cristiano -protestante-, sugiere ya como posible candidato a los cefalópodos -una especie de moluscos- que poseen una perfección anatómica notable. Con su cabeza con una cápsula cartilaginosa, que funciona como cráneo, y que tienen ojos como los vertebrados. Con un psiquismo altamente desarrollado con memoria doble, en tanto nosotros tenemos solo una.

Evidentemente, no será mañana que saldrían del mar para entrar al interior del continente. Necesitarían millones de años de evolución. Pero ya cuentan con una base biológica como para dar un salto rumbo a la conciencia. De todas formas nos urge escoger: el ser humano y su futuro o los moluscos.

¿En la elección de futuro hay una decisión de práctica actual, cotidiana, inmediata?
Sí. Es importante ya ahora mismo mostrar amor a la vida en su majestuosa diversidad, tener compasión de todos los que sufren, realizar rápidamente la justicia social necesaria y amar a la Gran Madre Tierra. Avancemos aceleradamente porque no tenemos mucho tiempo que perder. Para ello habría que reunir radicalmente las cuatro “r”: reducir, reutilizar, reciclar y re-arborizar. Así nos adaptaríamos a los cambios y disminuiríamos los efectos dañinos actuales.

Apuesto al optimismo. De la misma manera que el ser humano domesticó otros medios de destrucción, el primero de los cuales fue el fuego, así ahora domesticará los medios que pueden destruirlo. Aquí cabría, por ejemplo, un análisis de las posibilidades dadas por la nanotecnología (que trabaja con átomos, genes y moléculas) que puede, eventualmente, ofrecer medios técnicos para disminuir el calentamiento global y purificar la biosfera de los gases del efecto invernadero.

De todas formas debemos pensar estas cuestiones en términos de física cuántica y de nueva cosmología. La evolución no es lineal. Acumula energía y da saltos. Esto también nos lo sugiere las teorías de Niels Bohr y Werner Haisenberg: pueden irrumpir virtudes escondidas, venidas del vacío cuántico, de ese océano indescifrable de energía que subyace en el universo y modificar, así, la línea de la evolución.

La apuesta a otro mundo
Al margen de presagios fatalistas y de un realismo dramático, ¿cuál es la convicción profunda de Leonardo Boff sobre el futuro de la especie humana?
Me opongo a la idea que nuestro destino, luego de millones de años de evolución, termine así, miserablemente, en las próximas generaciones. Habrá un salto, quien sabe, en la dirección de lo que ya en 1933 Pierre Theilhard de Chardin anunciaba: la irrupción de lo noosfera, es decir aquel estado de conciencia y de relación con la naturaleza que inaugurará una nueva convergencia de mentes y corazones así como un nuevo nivel de la evolución humana y de la historia de la tierra.

En esa perspectiva, el escenario actual no sería una tragedia sino una crisis. La crisis regenera, purifica y madura. Anuncia un nuevo comienzo, un dolor y un parto promisorio y no las penas de un fin de la aventura humana. Todavía vamos a brillar.
Y tal vez, para terminar, es importante decir que no se acabará el mundo, sino que puede acabarse este tipo de mundo insensato que ama la guerra y la destrucción en masa. Vamos a inaugurar un mundo humano que ama la vida, desacraliza la violencia, protege y tiene piedad de todos los seres, hace justicia verdadera y nos permite estar en el Monte de las Bienaventuranzas. O, simplemente, que habrá aprendido a tratar humanamente a todos los seres humanos, con cuidado, respeto, compasión a todos los demás seres. Todo lo que existe merece existir. Todo lo que vive merece vivir. Especialmente nosotros, los seres humanos.




Translation - Italian
Cambiamenti climatici radicali e irreversibili, rapporti di istituzioni internazionali quasi fatalisti...
Il pianeta Terra, “la nostra casa comune”, secondo il teologo e attivista brasiliano Leonardo Boff, si trova in un momento critico della propria storia evolutiva. Tra catastrofe e minacce di scomparsa, Boff - membro della Comisión Internacional de la Carta de la Tierra e premio Nobel alternativo nel 2001 - contribuisce alla discussione con la sua visione critica che viene dalla scienza, dalla teologia e dalla sua militanza: parole di avvertimento, ma anche un grido di speranza.

Intervista a Leonardo Boff
Leonardo Boff.È nato a Concordia, nello stato brasiliano di Santa Caterina, il 14 dicembre 1938. Nel 1970 ha conseguito il dottorato in Teologia e Filosofia all'Università di Monaco di Baviera (Germania) e per anni ha svolto la sua attività di professore nelle università brasiliane. Ha insegnato, come docente invitato, nelle università di Lisbona (Portogallo), Salamanca (Spagna), Basilea (Svizzera) e Heidelberg (Germania). È autore di più di 60 libri, molti dei quali tradotti in varie lingue.
È stato uno dei “padri fondatori” della Teologia della Liberazione, cosa che nel 1985 gli valse una prima sanzione da parte delle autorità della Chiesa cattolica romana.
Di fronte a nuove minacce di sanzioni da parte del Vaticano, Leonardo Boff rinunciò definitivamente al sacerdozio e nel 1992 si autoproclamò laico.
Attualmente continua la sua attività di teologo con un'attenzione particolare ai temi ecologici.
È consulente del Movimento dei Lavoratori Rurali Sem Terra (MST) e delle Comunità Ecclesiastiche di Base (CEBs) del Brasile.
(Sergio Ferrari)


“Uomini o molluschi?”

*In collaborazione con E-CHANGER, ONG svizzera di cooperazione solidale della quale Leonardo Boff è membro onorario e firmatario della sua Carta dei Principi.

“La specie umana rischia di scomparire”

“Siamo responsabili della vita o della morte del nostro pianeta”


Gli studi, come quello presentato recentemente sul riscaldamento della Terra, descrivono una situazione sempre più allarmante. Come dobbiamo interpretare questo momento preoccupante della storia evolutiva dell'Uomo e del Pianeta?
Stiamo prendendo coscienza della possibilità di essere distrutti; non da qualche meteora, o da un cataclisma naturale di proporzioni incommensurabili, ma dal comportamento irresponsabile dell'essere umano.
L'uomo ha costruito due macchine mortali che possono distruggere la biosfera: le armi di distruzione di massa e l'aggressione ecologica al sistema Terra.
Finora ci si preoccupava di non superare i limiti che poteva sopportare la Terra. La Conferenza Intergovernativa per i Cambiamenti Climatici (nota come IPCC), all'inizio di febbraio, ci ha rivelato che abbiamo già rotto questa barriera. Il pianeta è destinato, irrimediabilmente, a un aumento della temperatura tra 1,8 e 6° gradi Celsius. Le conseguenze sulla biodiversità saranno catastrofiche. Milioni e milioni di persone corrono seri rischi a causa della distruzione dei raccolti, di siccità o inondazioni dovute all'innalzamento delle acque degli oceani che sarà tra i 18 e i 59 centimetri, come minimo...
La logica dell'autodistruzione
Un panorama catastrofico...
Sicuramente siamo i responsabili della vita o della morte del nostro pianeta vivente. Il futuro comune, cioè il nostro futuro come specie e quello della nostra amata Casa Comune, la Terra, che amiamo profondamente, dipende solo da noi.

Anche se fa venire la pelle d'oca solo a immaginarlo... l'essere umano potrebbe scomparire a causa della sua forza autodistruttiva e della sua mancanza di saggezza?
Emeriti scienziati non escludono questa possibilità. Per citarne solo alcuni, Stephen Hawking (L'universo in un guscio di noce, Traduzione di P. Siena, Mondadori, Milano 2006) prevede che nel 2600 la popolazione mondiale vivrà gomito a gomito e che il consumo di elettricità renderà la Terra incandescente. Il premio Nobel Christian de Duve afferma che l'evoluzione biologica sta correndo verso un momento di rottura. Storici prestigiosi, come Arnold Toynbee e Eric Hobsbawn, si chiedono se il pianeta potrà avere un futuro sostenibile se si continua con questa logica. James Lovelock (The Revenge of Gaia [La vendetta di Gaia], Penguin 2006) anticipa uno scenario spietato: alla fine del secolo l'80% della popolazione umana scomparirà, il restante 20% andrà a vivere nell'Antartico o nelle poche oasi rimaste su alcuni continenti dove le temperature saranno più basse o dove potrà cadere ancora un po' di pioggia. Per quanto riguarda il territorio brasiliano, sarà troppo caldo e secco per essere abitato.

Non si riesce a immaginare la scomparsa della specie...
Sarebbe una catastrofe biologica di ampiezza incommensurabile. Verrebbe annullato il lavoro di almeno 3,8 miliardi di anni, data probabile della prima apparizione della vita; e degli ultimi 5-7 milioni di anni, da quando apparve la specie Homo; e degli ultimi centomila anni, da quando sulla scena irruppe l'Homo Sapiens... Verrebbe meno tutto il lavoro compiuto da un universo intero di energie, informazioni e di diverse forme di materia...
Bisogna ricordare che finora non sono state identificate scientificamente e in maniera inconfutabile altre presenze intelligenti nell'Universo.
Siamo, come specie Homo, un'eccezione senza confronti nel cosmo. Abbiamo un corpo con trenta miliardi di cellule, un cervello con cento milioni di neuroni in continua unione sinaptica, complesso nella sua psiche e nella sua coscienza, pieno di tutte le informazioni collezionate dal momento in cui il cosmo nacque grazie al Big Bang, che si è andato via via arricchendo di emozioni, sogni, archetipi, simboli. Abbiamo uno spirito capace di captare il tutto e di sentirsene parte e di identificarsi con Colui che unisce e ri-unisce, collega e ri-collega ogni cosa facendo in modo che le cose non siano caotiche ma ordinate e dando senso e significato all'esistenza su questo mondo. E che ci infonde un sentimento di profonda venerazione e di rispetto per l'immensità del cosmo.
In questo senso la storia della vita e la storia della vita umana perderebbero qualcosa di inestimabile.


L'universo, prima dell'uomo.

E l'uomo e il suo istinto di sopravvivenza in questo panorama desolato?
Anche se posso sembrare contraddittorio di fronte alla gravità dei fatti, direi che bisogna essere pazienti con l'essere umano. C'è ancora molto da imparare. Paragonato al tempo cosmico, quello dell'uomo è solo un minuto di vita. In questa prospettiva, la situazione attuale appare più come una sfida che come un disastro imminente. D'altra parte, anche in previsione della scomparsa dell'essere umano come specie, il principio di intelligibilità e amorevolezza verrà preservato. Esisteva nell'universo prima dell'essere umano. È un principio atavico quanto l'universo...

Per tornare alla categoria del “tempo cosmico” e alla velocità della crisi attuale: la specie umana avrà ancora il tempo per imparare?
Tutto sembra indicare che il tempo sia contro di noi. Forse arriviamo troppo tardi e abbiamo già superato il punto di non ritorno. Però, siccome l'evoluzione non è lineare e si muove con frequenti rotture e balzi in avanti - prodotti da una maggiore complessità - e siccome esiste il carattere indeterminato e fluttuante di tutte le energie e di tutta la materia, nulla impedisce che si produca l'emergenza della necessità di un altro livello di coscienza e di vita umana che salvaguardi la biosfera e il pianeta Terra.

È interessante, ad esempio, che Théodore Monod, forse l'ultimo grande naturalista al mondo, morto nel 2000, cristiano protestante, abbia pensato come possibile candidato (a succederci, NdT) al cefalopode, una specie di mollusco, che possiede una notevole perfezione anatomica: ha la testa munita di una capsula di cartilagine, che funziona come cranio, e gli occhi simili a quelli dei vertebrati. Possiede una mente molto sviluppata, con una doppia memoria mentre noi ne abbiamo solo una.

Evidentemente non usciranno dal mare domani per avanzare verso l'interno dei continenti. Avranno bisogno di milioni di anni di evoluzione. Però possiedono una base biologica adatta a fare un salto verso l'acquisizione di una coscienza. In ogni caso ci tocca scegliere: l'essere umano e il suo futuro, o i molluschi.

In questa scelta sul futuro, c'è una decisione pratica che possiamo prendere ora, quotidianamente, immediatamente?
Sì. È importante che fin d'ora si dimostri di amare la vita e la sua maestosa diversità, che si abbia compassione per coloro che soffrono, che si realizzi rapidamente la necessaria giustizia sociale e che si ami la Grande Madre Terra. Dobbiamo fare in fretta perché non abbiamo molto tempo da perdere. Dobbiamo lavorare sulle quattro “r”: ridurre, riutilizzare, riciclare e riforestare. Così potremmo adattarci ai cambiamenti e diminuire gli effetti dannosi attuali.
Punto sull'ottimismo. Come l'essere umano è riuscito ad addomesticare altri mezzi di distruzione, il primo dei quali è stato il fuoco, così ora riuscirà ad addomesticare ciò che può distruggerlo. E qui sarebbe opportuno analizzare, per esempio, le possibilità che ci vengono offerte dalla nanotecnologia (che opera con atomi, geni e molecole) che potrebbe, forse, offrire mezzi tecnici per diminuire il surriscaldamento globale e purificare la biosfera dai gas dell'effetto serra.
In ogni caso dobbiamo pensare a queste questioni nei termini della fisica quantistica e della nuova cosmologia. L'evoluzione non è lineare. Accumula energie e si muove a salti. Lo suggeriscono le teorie di Niels Bohr e Werner Heisenberg: possono comparire virtù nascoste, venute dal vuoto quantico, da questo oceano di energia che soggiace all'universo e modificare, in questo modo, la linea evolutiva.


Scommettere su un altro mondo
Al margine dei presagi fatalisti e di un realismo drammatico, qual è la profonda convinzione di Leonardo Boff sul futuro della specie umana?
Mi oppongo all'idea che il nostro destino, dopo milioni di anni di evoluzione, termini così miseramente nelle generazioni future. Ci sarà un salto, magari nella direzione già indicata da Pierre Teilhard de Chardin nel 1933: la irruzione della noosfera, cioè quello stato di coscienza e di relazione con la natura che inaugurerà una nuova convergenza di menti e cuori, così come un nuovo livello dell'evoluzione umana e della storia della Terra.
In questa prospettiva, lo scenario attuale non è una tragedia ma solo una crisi. La crisi rigenera, purifica, fa maturare. Annuncia un nuovo inizio, un dolore e un parto pieno di promesse, e non le pene della fine dell'avventura umana. Nonostante tutto splenderemo.
E forse, per concludere, sarebbe importante dire che non finirà il mondo, ma che potrebbe finire questo mondo, questo tipo di mondo senza senso che ama la guerra e la distruzione di massa. Inaugureremo un mondo umano che ama la vita, desacralizza la violenza, protegge e ha pietà di tutti gli esseri viventi, esercita la vera giustizia e ci permette di stare sul Monte delle Beatitudini. O semplicemente che avrà imparato a trattare umanamente tutti gli esseri umani e con attenzione, rispetto e compassione gli altri.
Tutto ciò che esiste, merita di esistere. Tutto ciò che vive, merita di vivere. Specialmente noi, gli esseri umani.

English to Italian: Social Housing
Source text - English
Appendix VI
Definition for Social Housing

The IUT Board has previously considered possible definitions of Social Housing but has not to date been able to agree a final definition for use by the IUT. At the last Board meeting it was agreed thatmembers would study the draft definition and compare it to their own national definitions, where sucha definition exists. It was decided that some consideration was needed to identify if there were any models of Social Housing provision that would prove incompatible and subsequently very difficult to cover under the draft definition. It was also agreed that where a National definition exists a copy would be sent to the Secretariat to assist comparisons with the draft.

Several National definitions were received and these have all been compared to the draft. It appears that it would be possible to interpret the draft to cover the situation described by the drafts received.

The draft Definition.

Board members will recall that the draft definition was: -

Social Housing is a home provided with financial assistance allowing occupation in an area that would otherwise not be possible at the time of occupation and within the income of the occupant. This may be for personal or community need.

The models of provision that appear capable of covering the above criteria are: -
a/ Homes supported by a personal allowance to assist with the payment of rent.

b/ Homes built with some financial assistance, or the profit generated by subsidised homes, specifically designated for allocation for Social Need.

c/ Homes sold to existing tenants at a price below the market value.

d/ Homes sold to applicants at cost but where the mortgage is subsidised to assist purchase.

e/ Homes which are part rented and part purchased to allow occupation by those otherwise unable to meet their housing requirements.

The way forward.

It is proposed that all members be asked to reconsider the draft definition and report at the next Board Meeting on any model of Social Housing provision that they can identify that is not covered by the draft.

Likewise if any Board Member is able to suggest an improvement to or alternative for the draft.

All such input will be considered and a final definition agreed for use by the IUT.









Minutes
IUT Board meeting, Prag
November 5-6, 2004



Definition of Social Housing

Richard Hewgill, England, prepared a draft definition of Social Housing. Nadja Horvath, Austria, questioned the reason for preparing an IUT definition when CECODHAS had already defined one. Richard explained that CECODHAS´ definition has not yet been accepted as a definite statement in Europe and simultaneously another European group was also working on a definition. Furthermore, the CECODHAS definition strictly defines the building, as a home to accomodate people who need social housing. The IUT definition should be aimed more at those people that actually need the housing. The group agreed that it is hard to have a consensus on a definition that is centralised for all countries, as social housing has different meanings in different countries. The Board thought it would be more suitable to go for a much broader definition. The importance that the definition come from an IUT point of view and not from a national perspective was also mentioned. Sven concluded the discussion and proposed to work on improving the definition for the next board meeting.

Decision: The Board members were asked to send their ideas concerning the IUT definition within three months. The definition should be from an IUT and not a national point of view.



Translation - Italian
Appendice VI
Definizione di Alloggio Sociale IUT

Il Comitato IUT ha da tempo preso in considerazione alcune tra le possibili definizioni di Alloggio sociale, ma non ha fino ad oggi raggiunto un accordo sulla definizione finale. Durante l’ultimo incontro si era stabilito che ogni membro confrontasse la definizione provvisoria dell’IUT con quella usata dal proprio paese, laddove tale definizione esiste, e che indagasse su eventuali tipologie di Alloggio sociale lasciate fuori dalla definizione provvisoria. E’ stato inoltre deciso che, laddove ci fosse una definizione nazionale, i membri l'avrebbero inviata al segreteriato, in modo da facilitare il confronto con la definizione provvisoria.

Il segretariato ha ricevuto diverse definizioni nazionali confrontadole con la bozza del Comitato. Apparentemente, tale bozza le comprende

La definizione provvisoria

Come i membri del Comitato ricorderanno la definizione provvisoria era la seguente:

Si definisce Alloggio sociale una casa concessa con l’aiuto di sussidi che permettano di abitare una data zona, altrimenti inaccessibile all’occupante a causa del proprio reddito al momento dell'occupazione,. Può essere concessa per soddisfare necessità personali o della collettività.

L'Alloggio sociale è in grado di provvedere queste tipologie:
1. Case fornite grazie a sussidi personali per facilitare il pagamento dell'affitto.
2. Case costruite grazie a sovvenzioni, o a risorse provenienti dalle case finanziate con sovvenzioni, e destinate specificatamente ad alloggio sociale
3. Case vendute ai locatari ivi residenti a un prezzo più basso di quello di mercato.
4. Case vendute a richiedenti a costo di mercato il cui mutuo è sovvenzionato per facilitarne l’acquisto.
5. Case in parte affittate e in parte acquistate, in modo da agevolarne l'occupazione a chi non sarebbe altrimenti in grado di soddisfare la propria esigenza abitativa

Prossimi passi

A tutti i membri è stato chiesto di riformulare la definizione provvisoria di Alloggio sociale e prendere nota di qualsiasi aspetto del provvedimento non contemplato dalla bozza, per discuterne durante il prossimo incontro.

E’ stato anche chiesto di apportare suggerimenti o alternative alla bozza.

Tutti questi contributi saranno elaborati per arrivare a un accordo sulla definizione finale da usare dallo IUT.


Verbale
Meeting del Comitato IUT, Praga
5-6 Novembre, 2004

Definizione di Alloggio sociale

Richard Hegwill, Inghilterra, ha preparato una definizione provvisoria di Alloggio sociale.
Nadja Horvath, Austria, ha obiettato la necessità di dare una definizione IUT quando il CECODHAS ne ha già data una. Richard ha spiegato che la definizione data dal CECODHAS non è ancora stata accettata come definitiva in Europa e che anche un altro gruppo europeo sta lavorando a una definizione. Inoltre, la definizione del CECODHAS si riferisce strettamente alla costruzione, una casa che ospiti persone che necessitano alloggio sociale. La definizione del IUT dovrebbe mirare ai bisogni della gente.
Il gruppo ha convenuto che è difficile trovare consensi su una definizione valida per tutti i Paesi, perché l'Alloggio sociale ha significati diversi nei vari Paesi. Il Comitato ha suggerito che bisognerebbe trovare una definizione dallo spettro più ampio. E’ stato proposto anche che è di fondamentale importanza che la definizione abbia un punto di vista IUT e non una prospettiva nazionale.
Sven ha concluso la discussione e avanzato la proposta di lavorare ancora sulla definizione nel corso del prossimo incontro.

Decisione: i membri del Comitato invieranno ulteriori proposte sulla definizione IUT entro tre mesi. La definizione dovrà partire da un punto di vista IUT e non nazionale.

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Bio
I am a native Italian speaker, normally residing in Turin (Italy). For the last four years I have been living and working near Portland, Oregon (USA). I have a degree in Modern Languages and Literatures - Spanish and English (University of Turin - 110/110 cum laude; dissertation on Chicano Literature and "Spanglish").
I began translating excerpts of pedagogical texts for my colleagues as a school teacher employed by the Italian Foreign Ministry in the "European School" in Brussels (Belgium), then in the "Centro Culturale Italiano" in Buenos Aires (Argentina), and later in the "Italian School" in Madrid (Spain).
My experience in the field of education includes conducting numerous workshops to update primary schools teachers on the contents and methods of language teaching, creative writing, art and photography. In 2005 I published a manual of creative writing, "Scrivere di sé" (Edizioni Sonda).
I am a translator and editor for the following organizations: Traduttori per la Pace (ES,EN>IT), Radio Mundo Real (EN, ES>IT), and IAI (International Alliance of Inhabitants)(EN, FR, ES>IT). I also translate for ICDL (International Children's Digital Library) (EN, ES, FR>IT) and for several Turin-based professionals and advertising agencies (see Curriculum).
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Oct 15, 2008