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Ottavia Merlin
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Italy
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Jun 29, 2022 (posted via ProZ.com):  In the last few days, I've been working on the subtitling of two corporate videos describing the technological advancements adopted by the two companies to foster sustainability. English to Italian ...more, + 13 other entries »
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KudoZ activity (PRO) PRO-level points: 20, Questions answered: 13, Questions asked: 4
Portfolio Sample translations submitted: 3
Spanish to Italian: "La virgen de agosto" - Traducción ES >IT para el subtitulado
General field: Art/Literary
Detailed field: Cinema, Film, TV, Drama
Source text - Spanish
ESCENA 1

- Entonces lo que hago es Reiki básicamente.
- Vale, vale.

Con eso soplo de calor
como para focalizar la energía

y se trata de un poco regular esos chakras
que están relacionados sobre todo con las mujeres.

- Claro.
- Y también he puesto las manos como un cuenco,

que representa nuestro útero,
puede llegar a contener la vida,

tiene mucha fuerza y mucho poder.
Todos venimos de un útero.

- Pues sí. De un cuenco.
- De un cuenco.

Aparte de porque ha estado escondido,
nuestras abuelas no hablaban de esto.

De hecho era:
¡No hagan la mayonesa que se corta,

si tienen la regla!
¿cómo que no puedo…?

No te duches, no te bañes…

Apártate de la sociedad.

Pero ahora no está tanto apártate como:
No, sigue igual, que no se te note.

Que tienes la regla,
¡cómo que no se me va a notar, tío!

Sí en realidad es como de débiles, ¿no?

Parar cuando te duele la regla,
parece que no llegamos a las cosas.

Tienes que mostrar que no te afecta,
que no eres menos por tener la regla,

quando tío no eres menos
por decir me paro un momento.


ESCENA 2

No sé porque,
cuando os vi,

me acordé de una idea que tuve
que era bastante marciana también,

como para hacer una pieza en la calle,

que era una especie de recorrido
por las iglesias de la ciudad...

bueno, por las puertas de las iglesias…

Imaginaba una especie de guía turística
que lleva al público a las puertas

y se pone a explicar la arquitectura de la iglesia,
la historia de la religión y tal,

como cosas técnicas…
y de repente con el mismo tono

pasa a explicar su propia relación
con la idea de Diós

O con fé, si es que la tiene y…

No sé, me imaginaba que podia ser una pieza
sobre la dificultad de creer

y sobre porque no entramos en las iglesias

y porque es tan dificil mantener
qualcuier tipo de fé.

Algo así.

Pero tú… ¿de dónde sacas?

¿Qué quieres decir?

¿A qué te dedicas?

Era actriz.

Algo así.
- ¿Ah sí? Pero ¿cómo que “eras”?

Bueno, digo era porque ya no lo soy.

O sea que ya no quiero serlo.

Pero es una cosa que no se puede dejar de ser.

Es vocational.
- ¿Por qué no? Como cualquier otro oficio, ¿no?

¡Ay no, querida, algo no está bien!

Sí ¡está todo bien de verdad!

Y entonces, ¿qué eres, ahora?

Pues que estoy buscando.
Estoy en ello.

Venga, pues no insisto más.

Vamos a bailar un poco.
Translation - Italian
SCENA 1

- Quello che faccio in pratica è reiki.
- Ok.

Per questo soffio l'aria calda,
per concentrare l'energia,

e lo scopo è regolare soprattutto
quei chakra connessi alla femminilità.

- Capito.
- Poi ti ho messo le mani a coppa.

Questo rappresenta il nostro utero,
può contenere la vita

e ha molta forza e molto potere.
Tutti veniamo da un utero.

- Sì, da una coppa.
- Da una coppa.

Tutto questo ci è stato nascosto,
le nostre nonne non ne parlavano.

Dicevano:
“Non fare la maionese, se no impazzisce,

se hai il ciclo”,
cioè ma che…?

Non farti la doccia o il bagno…

Devi isolarti dalla società.

Ma ora si dice più:
“No, vai avanti come se niente fosse”.

“Fa’ in modo che non si noti”.
Ovvio che si nota, cavolo!

Sì, è come se fosse da deboli, vero?

Fermarti quando ti fa male il ciclo,
perché non riesci a fare le cose.

Devi mostrare che non ti tocca,
che non sei da meno perché hai il ciclo,

quando già non sei da meno
se dici “mi fermo un attimo”.


SCENA 2

Non so perché,
ma quando vi ho visti

mi sono ricordata di un'idea che avevo,
anche quella un po' strana.

Fare uno spettacolo per strada,

che era una sorta di percorso
per le chiese della città,

cioè, alle porte delle chiese.

Immaginavo una specie di guida turistica
che porta la gente all'ingresso

e spiega l'architettura,
la storia della religione,

le cose tecniche,
e improvvisamente, con lo stesso tono,

comincia a spiegare il suo
rapporto con l'idea di Dio

e la fede, se ce l'hanno.

L'ho immaginato come un pezzo
che parla della difficoltà di credere

e del perché non andiamo in chiesa,

e perché è così difficile
mantenere qualsiasi tipo di fede.

Qualcosa del genere.

Ma tu da dove spunti fuori?

Che intendi?

Che cosa fai nella vita?

Ero un'attrice.

Più o meno.
- Davvero? In che senso “eri”?

Perché ora non lo sono più.

Cioè, ora non voglio esserlo.

Ma non è una cosa che si può smettere.

È una vocazione.
- Perché no? È un lavoro come un altro.

No, cara, c'è qualcosa che non va!

Va tutto bene, invece, davvero!

E quindi che cosa sei adesso?

Be', sono alla ricerca…
Ci sto lavorando.

Allora non insisto.

Andiamo a ballare un po'.
English to Italian: How your brain decides what is beautiful - Anjan Chatterjee (TED TALK)
General field: Science
Detailed field: Psychology
Source text - English
It's 1878.

Sir Francis Galton
gives a remarkable talk.

He's speaking to the anthropologic
institute of Great Britain and Ireland.

Known for his pioneering work
in human intelligence,

Galton is a brilliant polymath.

He's an explorer,

an anthropologist,

a sociologist,

a psychologist

and a statistician.

He's also a eugenist.

In this talk,

he presents a new technique
by which he can combine photographs

and produce composite portraits.

This technique could be used
to characterize different types of people.

Galton thinks that if he combines
photographs of violent criminals,

he will discover the face of criminality.

But to his surprise,

the composite portrait that he produces

is beautiful.

Galton's surprising finding
raises deep questions:

What is beauty?

Why do certain configurations of line
and color and form excite us so?

For most of human history,

these questions have been approached
using logic and speculation.

But in the last few decades,

scientists have addressed
the question of beauty

using ideas from evolutionary psychology
and tools of neuroscience.

We're beginning to glimpse
the why and the how of beauty,

at least in terms of what it means
for the human face and form.

And in the process,

we're stumbling upon some surprises.

When it comes to seeing
beauty in each other,

while this decision is certainly
subjective for the individual,

it's sculpted by factors that contribute
to the survival of the group.

Many experiments have shown

that a few basic parameters contribute
to what makes a face attractive.

These include averaging, symmetry
and the effects of hormones.

Let's take each one of these in turn.

Galton's finding

that composite or average faces
are typically more attractive

than each individual face
that contributes to the average

has been replicated many times.

This laboratory finding fits
with many people's intuitions.

Average faces represent
the central tendencies of a group.

People with mixed features
represent different populations,

and presumably harbor
greater genetic diversity

and adaptability to the environment.

Translation - Italian
È il 1878.

Sir Francis Galton pronuncia
uno straordinario discorso.

Sta parlando all'Istituto Antropologico
di Gran Bretagna e Irlanda.

Conosciuto per il suo lavoro
pionieristico sull'intelligenza umana,

Galton è un brillante eclettico.

È un esploratore,

un antropologo,

un sociologo,

uno psicologo

e uno statistico.

È anche un eugenista.

In questo discorso,

presenta una nuova tecnica
con cui può combinare fotografie

e creare ritratti compositi.

Questa tecnica può essere usata per
rappresentare diversi tipi di persone.

Galton pensa che, combinando
fotografie di criminali violenti,

potrà scoprire il volto della criminalità.

Ma con sua sorpresa,

il ritratto composito che crea

è bello.

La sorprendente scoperta di Galton
solleva questioni profonde:

che cos'è la bellezza?

Perché certe configurazioni di linee
e colori e forme ci stimolano così tanto?

Per gran parte della storia umana,

queste domande sono state affrontate
usando la logica e la speculazione.

Ma negli ultimi decenni,

gli scienziati si sono dedicati
al concetto di bellezza

attingendo alla psicologia evoluzionistica
e usando gli strumenti delle neuroscienze.

Stiamo cominciando a intravedere
i come e i perché della bellezza,

almeno nei termini di cosa significa
per il volto e la forma umani.

E nel processo,

ci imbattiamo in alcune sorprese.

Quando si tratta di vedere
la bellezza gli uni negli altri,

mentre questa decisione è certamente
soggettiva per l'individuo,

è definita da fattori che contribuiscono
alla sopravvivenza del gruppo.

Molti esperimenti hanno dimostrato

che pochi semplici parametri
concorrono a rendere un viso attraente.

Questi includono normalità,
simmetria e gli effetti degli ormoni.

Esaminiamoli uno alla volta.

La scoperta di Galton,

che volti compositi o nella norma
sono di solito più attraenti

di ciascun volto individuale
che contribuisce alla normalità,

è stata replicata molte volte.

Questi dati di laboratorio coincidono
con le intuizioni di molte persone.

Visi comuni rappresentano
le principali tendenze di un gruppo.

Persone con caratteristiche miste
rappresentano popolazioni diverse

e presumibilmente portano con sé
una maggiore diversità genetica

e adattabilità all'ambiente.

Spanish to Italian: Fragmento del artículo "Una mirada al cine indígena. Autorepresentación y el derecho a los medios audiovisuales"
General field: Art/Literary
Detailed field: Cinema, Film, TV, Drama
Source text - Spanish
Tema: Cine, Producción y Distrubucción, Pueblos originarios

El cine indígena y sus métodos de producción

Los debates en relación con las definiciones del cine indígena siempre han estado abiertos y siguen siendo punto de desacuerdo, principalmente porque se vienen planteando desde una perspectiva académica. Cabe señalar que esos antiguos planteamientos se hicieron en la mayoría de los casos dejando en la marginalidad a sus protagonistas.

Para una tesis sobre la existencia del cine de los pueblos originarios es necesario distinguir lo que ahora conocemos como cine indígena de otras etiquetas del cine clásico.

El cine convencional (el que vemos en las salas de cine) se distingue por sus grandes presupuestos de producción. El cine de los pueblos originarios no goza de estos privilegios (claro que eso sucede con las cinematografías latinoamericanas en general).

El cine convencional tiene a su alcance una infinidad de recursos técnicos y tecnológicos. El cine de los pueblos originarios latinoamericanos a duras penas tiene recursos para una cámara y equipo de edición.

El cine convencional, por lo regular, persigue un objetivo de entretenimiento y de ganancia inmediata. El cine de los pueblos originarios tiene como objetivos inmediatos satisfacer las necesidades de conservación, difusión, comunicación, y de autorepresentación comunitaria.

Otra característica importante que distingue a este cine es que la mayoría de las obras, realizadas en la lengua donde se producen, están dirigidas a las propias comunidades donde se videograba y se continúa así con la tradición de la comunicación oral. Estos productos audiovisuales responden a una forma propia de comunicación y de interpretación de la realidad. La aceptación del medio, así como su apropiación, los identifica como videastas indígenas, y se aplica el término video indígena como práctica de producir de manera distinta a las existentes en el mercado audiovisual.

México, Brasil y Bolivia, sólo por mencionar algunos, son los países donde se encuentran los proyectos más consolidados en formación audiovisual y que lideran la producción de cine y video indígena tanto por su volumen como por la calidad de las obras.


Ventanas de difusión

En el pasado, las producciones de los pueblos indígenas raramente podían tomar por asalto las pantallas de cine o televisión; sin embargo, han aparecido recientemente distribuidoras solicitando contenidos nuevos. Esas distribuidoras son garantía para abrir ventanas a las producciones de origen indígena, pero también hay distribuidoras indígenas que se especializan en llevar al mercado producciones de los pueblos originarios. Entre ellas podemos citar a Canadian Filmmakers Distribution Center, Isuma Production o Ilapso Media, que en el año 2012 se asoció con CINEARTE (Centro internacional en artes y ciencias cinematográficas, Puebla, México) para distribuir lo más destacado del Festival Internacional de Cine y Video Indígena: “Mirando desde nuestra raíz” (FICVI).

Los festivales de cine y video indígena sin duda son otra gran ventana de difusión. Existen en todo el mundo y difieren mucho de los glamorosos festivales de cine. En los festivales de cine y video indígena se realizan mesas de discusión, no sólo sobre el aprendizaje del cine o de los medios audiovisuales, sino también se entablan diálogos y propuestas, se acuerdan iniciativas de ley para el fomento de los medios audiovisuales comunitarios, se habla de problemáticas afines y se definen acciones conjuntas para enfrentarlas.


Las políticas gubernamentales y el derecho a los medios

La lucha por el libre derecho a los medios audiovisuales enfrenta nuevamente los pueblos y comunidades indígenas, ante una convergencia tecnológica que configura un nuevo ecosistema comunicativo en el que el medio audiovisual tocado por la revolución digital apunta hacia una decisiva batalla política contra el viejo y excluyente poder.

Todos los esfuerzos realizados para el libre acceso a los medios han forzado a los gobiernos del continente a reencauzar las leyes. Uno de los más significativos ha sido el de Bolivia, cuyo gobierno de izquierda otorgó en 2012 el 14% del espectro radio-eléctrico a sus pueblos indígenas. En México, la Suprema Corte de Justicia de la Nación declaró “inconstitucional” la llamada “Ley Televisa” que negaba el derecho de los pueblos originarios a acceder a las nuevas convergencias tecnológicas. Al igual, el gobierno argentino emitió una ley de medios audiovisuales, viejo reclamo de radios comunitarias y organizaciones sociales que habían formado la Coalición por una Radiodifusión Democrática.

Frente a esa situación también encontramos en otros países de América Latina escenarios estratégicos de intervención de las políticas públicas, escenarios para poner la convergencia digital al servicio de la interculturalidad. Se trata sin duda de una tarea compleja, cuyo objetivo es hacer de los nuevos medios y su convergencia una herramienta para el conocimiento y un instrumento de participación social.
Translation - Italian
Tema: Cinema, Produzione e Distribuzione, Popoli originari

Il cinema indigeno e i suoi metodi di produzione

I dibatti intorno alla definizione del cinema indigeno sono sempre stati aperti e continuano a suscitare disaccordi, principalmente perché vengono formulati a partire da un punto di vista accademico. È necessario sottolineare che queste formulazioni datate venivano fatte, nella maggior parte dei casi, lasciando i suoi protagonisti da parte.

Per sostenere l’esistenza del cinema dei popoli originari, è necessario distinguere ciò che ora conosciamo come “cinema indigeno” da altre denominazioni del cinema classico.

Il cinema convenzionale (quello che vediamo nelle sale) si distingue per le sue produzioni ad alto budget. Il cinema dei popoli originari non gode di questo privilegio (naturalmente, questo è tipico del cinema latino-americano in generale).

Il cinema convenzionale ha un’infinità di risorse tecniche e tecnologiche a disposizione. Il cinema dei popoli originari latino-americani è dotato appena di attrezzatura per la cinepresa e per il montaggio.

Il cinema convenzionale, solitamente, ha per obiettivi l’intrattenimento e il profitto immediato. Il cinema dei popoli originari ha come obiettivo immediato quello di soddisfare i bisogni di conservazione, diffusione, comunicazione e autorappresentazione comunitaria.

Un altro elemento importante che contraddistingue questo cinema è che la maggior parte delle opere, realizzate nella lingua in cui si produce, sono dirette dalle stesse comunità dove si filma, che proseguono così la tradizione della comunicazione orale. Questi prodotti audiovisivi riflettono una modalità particolare di comunicazione e di interpretazione della realtà. L’accettazione del mezzo, così come la sua appropriazione, li identifica come cineasti indigeni e l’espressione “film indigeno” si applica alla pratica di produrre in un modo diverso da quelli esistenti nel mercato audiovisivo.

Messico, Brasile e Bolivia, solo per citarne alcuni, sono i paesi in cui si incontrano i progetti più consolidati nella produzione audiovisiva e che indirizzano la produzione di film indigeni sia per il loro volume che per la qualità delle opere.


Finestre di distribuzione

In passato, le produzioni dei popoli indigeni raramente potevano conquistare il grande schermo o la televisione; tuttavia, di recente, alcune distribuzioni cinematografiche hanno stimolato nuovi contenuti. Queste garantiscono l’apertura di finestre di distribuzione per le produzioni di origine indigena, ma esistono anche distribuzioni indigene specializzate nell’immettere nel mercato produzioni dei popoli originari. Fra queste, possiamo citare Canadian Filmmakers Distribution Center, Isuma Production e Ilapso Media, che nel 2012 si associò con CINEARTE (Centro internazionale di arti e scienze cinematografiche, Puebla, Messico) per distribuire i migliori film del “Festival Internazionale di Cinema e Video Indigeni: Guardando dalle nostre radici” (FICVI).

I festival del cinema indigeni sono senza dubbio un’altra finestra di distribuzione. Esistono in tutto il mondo e sono molto diversi dai festival del cinema pieni di glamour. Nei festival del cinema indigeni, non solo si organizzano momenti di confronto sull’apprendimento relativo al cinema e ai media audiovisivi, ma si intavolano anche dialoghi e proposte, si concordano iniziative di legge per il sostegno ai media audiovisivi comunitari, si discutono problematiche affini e si definiscono azioni congiunte per affrontarle.


Le politiche governative e il diritto ai media

La lotta per il diritto ai media audiovisivi coinvolge nuovamente i popoli e le comunità indigene, di fronte a una convergenza tecnologica che plasma un nuovo ecosistema comunicativo in cui il mezzo audiovisivo, soggetto alla rivoluzione digitale, mira verso una decisiva battaglia politica contro lo storico potere esclusivo.

Tutti gli sforzi fatti per garantire libero accesso ai media hanno costretto i governi del continente ad emendare le leggi. Uno dei casi più significativi è la Boliva, il cui governo di sinistra, nel 2012, concesse il 14% dello spettro radioelettrico alla sua popolazione indigena. In Messico, la Corte Suprema di Giustizia dichiarò “incostituzionale” la cosiddetta “Legge Televisa”, che negava ai popoli originari il diritto di accedere alle nuove convergenze tecnologiche. Analogamente, il governo argentino approvò una legge sui media audiovisivi, una vecchia rivendicazione delle radio comunitarie e delle organizzazioni sociali che avevano formato la Coalizione per una Radiodiffusione Democratica.

Di fronte a questa situazione, anche in altri paesi dell’America Latina si osservano degli scenari strategici di intervento da parte della politica pubblica, per far sì che la convergenza digitale sia messa al servizio dell’interculturalità. Si tratta senz'altro di un lavoro complesso, con l'obiettivo di rendere i nuovi media e la convergenza tecnologica uno strumento al servizio della conoscenza e della partecipazione sociale.

Translation education Master's degree - Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia
Experience Years of experience: 7. Registered at ProZ.com: May 2020.
ProZ.com Certified PRO certificate(s) N/A
Credentials Italian (Università degli studi di Verona)
English to Italian (Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia)
Spanish to Italian (Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia)
English to Italian (Scuola Superiore per Mediatori Linguistici "Gregorio VII")
Memberships N/A
Software Aegisub, Amara, EZTitles, Microsoft Excel, Microsoft Word, OmegaT, Cubase, VisualSubSync (Subtitling), Powerpoint, Subtitle Edit, Subtitle Workshop
Events and training
Professional objectives
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  • Network with other language professionals
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  • Get help with terminology and resources
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Bio

Hi and welcome to my profile!


Here are a few details about me.


I’ve always been passionate about translation, literature, movies, and the arts.


After my Bachelor in Letters, I took a master's degree in Languages for Cultural activities and Communication. My final dissertation was about subtitling, in which I discussed my translation of puns and cultural references from English into Italian in a movie for a film festival.


I attended a professional course in Rome to translate and adapt movies and TV series for dubbing and subtitling. Here, I had the opportunity to work as an assistant in the pre-production phase of two movies, using my three languages.


As a creative person, I have always dedicated myself to music and acting, for the stage, for cinema, and for dubbing. This training allows me to better understand the emotional nuances and the rhythm of the dialogues, to create an effective translation into Italian.


I started my subtitling experience as a volunteer for TED videos, moving then to subtitling movies and corporate videos for international brands.

I have gained 10 years of experience as a proofreader of books and articles in Italian.


I'm also passionate about personal growth, and my desire is to help people spread positive, empowering, and educational messages about ourselves and our potential.

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