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Spanish » Italian - 6 entries


Ángeles MASTRETTA, "Ortografía", Maridos, Buenos Aires: Seix Barral, 2007, págs. 237-238. 381 words
    Al fin, su marido se cansó de quedar bien con ella y se fue a quedar bien con alguien más.
    Los primeros días Ofelia sintió la soledad como un cuchillo y se tuvo tanta pena que andaba por la casa a ratos ruborizada y a ratos pálida. [...]

    Un día cambió los cuadros de pared, otro regaló sillas del comedor que de tanto ser modernas pasaron de moda. [...]. Al último arremetió contra su sala, segura de que urgía cambiar la tela de los sillones.
    El tapicero llegó al mismo tiempo en que le entregaron por escrito la petición formal de divorcio. La puso a un lado para pensar en cosas más tangibles que el desamor en ocho letras. Trajinó en un muestrario buscando un color nuevo y cuando se decidió por el verde pálido el tapicero llamó a dos ayudantes que levantaron los muebles rumbo al taller.
    [...] Ofelia los vio irse y siguió con la mirada el rastro de cositas que iban saliendo de entre los cojines: un botón, dos alfileres, una pluma que ya no pintaba, unas llaves de quién sabe dónde, un boleto de Bellas Artes que nunca encontraron a tiempo para llegar a la función, el rabo de unos anteojos, dos almendras que fueron botana y un papelito color de rosa, doblado en cuatro, que Ofelia recogió con el mismo sosiego con que había ido recogiendo los demás triques.
   Lo abrió. Tenía escrito un recado con letras grandes e imprecisas que decía: «Corazón: has lo que lo que tu quieras, lo que mas quieras, has lo que tu decidas, has lo que mas te convenga, has lo que sientas mejor para todos».
   «¿Has?», dijo Ofelia en voz alta. ¿Su marido se había ido con una mujer que escribía «haz» de hacer como «has» de haber? ¿Con una que no le ponía el acento a «tú» el pronombre y lo volvía «tu» el adjetivo? ¿Con alguien capaz de confundir el «más» de cantidad con el «mas» de no obstante?
   La ortografía es una forma sutil de la elegancia de alma, quien no la tiene puede vivir en donde se le dé la gana.
   Según el pliego que debía firmar, la causa del divorcio era incompatibilidad de caracteres. «Nada más cierto», pensó ella. «La ortografía es carácter». Firmó.

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Entry #1 - Points: 42 - WINNER!
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Infine, suo marito si stancò di stare bene con lei e se ne andò per stare bene con qualcun'altra.
I primi giorni Ofelia sentì la solitudine farle male come un coltello e l'amarezza dentro di sé la portava a vagare per casa a volte tutta rossa di vergogna, a volte pallida. [...]

Un giorno spostò i quadri dalla parete, un altro giorno regalò le sedie della sala da pranzo, tanto moderne da essere passate di moda. [...]. Infine, si lanciò contro il salotto, convinta che fosse necessario cambiare il rivestimento delle poltrone.
Il tappezziere arrivò nello stesso momento in cui le consegnarono la richiesta formale di divorzio. L'appoggiò da una parte per pensare a cose più concrete che agli otto fogli di disinnamoramento. Si avventò sul campionario per cercare un colore nuovo e quando decise per il verde pallido il tappezziere chiamò due aiutanti che sollevarono i mobili per portarli in bottega.
[...] Ofelia li guardò andarsene e seguì con lo sguardo la traccia lasciata dagli oggetti che continuavano a saltare fuori dai cuscini: un bottone, due spille, una penna che non scriveva più, alcune chiavi di chissà dove, un biglietto del Bellas Artes che non riuscirono a trovare in tempo per lo spettacolo, una stanghetta degli occhiali, due mandorle che facevano parte di un aperitivo e un pezzettino di carta rosa, piegato in quattro, che Ofelia raccolse con la stessa tranquillità con cui aveva raccolto le altre cianfrusaglie.
Lo aprì. Sopra, un messaggio scritto con lettere grandi e imprecise diceva: "Amore: fa quello che vuoi, quello che più vuoi, fa quello che ti decidi, fa quello che ti e più conveniente, fa quello che ti credi meglio per tutti."
"Fa?" disse Ofelia a voce altra. Suo marito se n'era andato con una donna che scriveva "fa'" imperativo di "fare" come "fa" terza persona singolare? Con una che non metteva l'accento su "è" verbo e lo faceva diventare "e" congiunzione? Con una in grado di confondere il "ti" complemento con "tu" pronome?
L'ortografia è una forma sottile di eleganza dell'anima, chi non ce l'ha può andare a vivere dove gli pare.
Secondo il documento che doveva firmare, la causa del divorzio era l'incompatibilità di carattere. "Niente di più vero," pensò lei. "L'ortografia è il carattere." E firmò.
Ciao Barbara, complimenti! Era un testo bellissimo e mi sarei cimentata volentieri. Tu sei stata molto brava :-) Auguri!



Entry #2 - Points: 40
Ametista
Ametista
Ireland
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Alla fine suo marito di stancò di rimanere in buoni rapporti con lei e se ne andò a rimanere in buoni rapporti con qualcun’altra.
I primi giorni Ofelia sentì il dolore della solitudine come se questa fosse un coltello e tanto soffriva che andava in giro per casa con il viso a volte sanguigno e a volte pallido. [...]

Un giorno cambiò di posto i quadri alle pareti, un altro regalò le sedie della sala da pranzo che per il loro essere tanto moderne erano passate di moda. [...] Alla fine prese d’attacco il suo salotto, sicura del fatto che urgesse cambiare la tapezzeria delle poltrone.
Il tapezziere arrivò nello stesso momento in cui le consegnarono per iscritto la richiesta formale di divorzio. La mise da parte per pensare a cose più concrete del disamore in otto lettere. Si affaccendò su un catalogo alla ricerca di un colore nuovo e quando si decise per il verde pallido il tapezziere chiamò due aiutanti che sollevarono i mobili per portarseli alla bottega.
[...] Ofelia li vide andarsene e seguì con lo sguardo la scia di piccole cose che mano a mano venivano fuori dagli spazi tra i cuscini: un bottone, due spille, una stilografica che non scriveva più, delle chiavi per aprire chissà cosa, un biglietto per il teatro che non riuscirono mai a trovare in tempo per lo spettacolo, l’asticella di un paio di occhiali, due mandorle che fecero parte di qualche aperitivo, ed un fogliettino di color rosa, piegato in quattro, che Ofelia raccolse con la stessa tranquillità con la quale aveva raccolto le altre cianfrusaglie.
Lo aprì. C’era scritto un messaggio in lettere grandi ed imprecise che diceva: «Amore mio: fa quello che vuoi, quello che piú vuoi, fa quello che decidi te, fa quello che piú ti convenga, fa quello che ritieni la cosa migliore per tutti».
«Fa?» disse Ofelia ad alta voce. Suo marito se ne era andato con una donna che scriveva «fa’» all’imperativo senza l’apostrofo, come se fosse un presente indicativo? Con una che usava «te», pronome oggetto, al posto di «tu», pronome soggetto? Con qualcuna capace di mettere su «più» l’accento acuto invece dell’accento grave?
L’ortografia è una sottile parvenza d’eleganza dell’anima, chi non ce l’ha può vivere ovunque ne abbia voglia.
Secondo il documento che doveva firmare, la causa del divorzio era l’incompatibilità di carattere. «Nulla di più corretto», pensò. «L’ortografia è carattere». Firmò.



Entry #3 - Points: 18
anonymousView all tags
Alla fine, suo marito si stancò di fare a lei una bella impressione e se ne andò a farla a qualcun'altra. Nei primi giorni la solitudine ferì Ofelia come un coltello ed era così triste da aggirarsi per la casa a tratti rossa per la vergogna, a tratti pallida.

Un giorno cambiò i quadri sulla parete, un altro regalò le sedie della sala da pranzo, tanto moderne da essere passate di moda. Infine attaccò la sala, sicura dell'assoluta necessità di cambiare la stoffa delle poltrone.
Il tappezziere arrivò nello stesso momento in cui le consegnavano i documenti per la richiesta formale di divorzio. La mise da parte per pensare a cose più tangibili del disamore a otto lettere. Trafficò con un campionario alla ricerca di un colore nuovo e, quando si decise per il verde pallido, il tappezziere chiamò due aiutanti che trasportarono i mobili verso il laboratorio.
Ofelia li vide allontanarsi e seguì con lo sguardo la traccia degli oggetti che continuavano a saltar fuori da sotto i cuscini: un bottone, due spilli, una penna che ormai non scriveva più, alcune chiavi di chissà dove, un biglietto delle Belle Arti che non trovarono mai in tempo utile per andare allo spettacolo, l'astina di qualche paio di occhiali, due mandorle che un tempo erano uno spuntino e un foglietto rosa, piegato in quattro, che Ofelia raccolse con la stessa calma con cui aveva raccolto le altre cianfrusaglie.
Lo aprì. C'era scritto un messaggio a caratteri grandi e imprecisi, che diceva: "Caro: fa quello che te vuoi, quello che te vuoi ancora, fa quello che ancora te decidi, fa quello che ancora ti conviene, fa quello che pensi sia meglio per tutti".
"Fa?" disse Ofelia ad alta voce. Suo marito se n'era andato con una donna che scriveva "fa" di fare come la terza persona? Con una che scriveva "te" invece di "tu" e trasformava il soggetto in complemento? Con una capace di usare un comparativo invece di un avverbio?
L'ortografia è una forma sottile di eleganza dell'anima, chi non la possiede può vivere dove ne ha voglia. Secondo il plico che avrebbe dovuto firmare, la causa del divorzio era l'incompatibilità di caratteri. "Nulla di più esatto" penso lei. "L'ortografia è carattere". Firmò.




Entry #4 - Points: 14
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Infine, suo marito si stancò di fare bella figura con lei e se ne andò a fare bella figura con qualcun'altra.
  I primi giorni Ofelia sentì la solitudine come una lama tagliente ed ebbe talmente tanta vergogna che girava per casa a tratti arrossendo e a tratti impallidendo. [...]

  Un giorno cambiò i quadri, un altro regalò le sedie della sala da pranzo, talmente moderne che passarono di moda. [...]. Alla fine si precipitò in sala, sicura che la tela delle poltrone era da cambiare subito.
  Il tappezziere arrivò nello stesso momento in cui le consegnarono per iscritto la richiesta formale di divorzio. La mise da parte per poter pensare a cose più concrete del disamore espresso in otto lettere. Trafficò in un campionario cercando un colore nuovo e quando decise per il verde pallido il tappezziere chiamò due aiutanti che sollevarono i mobili diretti verso la bottega.
  [...] Ofelia li vide andarsene e seguì con lo sguardo la scia di cianfrusaglie che cadeva da sotto i cuscini: un bottone, due spille, una penna stilografica che non scriveva più, delle chiavi di chissà dove, un biglietto delle Belle Arti che non fu trovato in tempo per essere utilizzato, la coda di un paio di occhiali, due mandorle di un recente aperitivo e un pezzetto di carta di colore rosa, piegato in quattro, che Ofelia raccolse con la stessa calma con cui raccolse le altre bagattelle.
  Lo aprì. Sopra c’era scritto un messaggio con lettere grandi e imprecise che diceva: «Tesoro: fà quello che quello che vuoi, quello che piu preferisci, fà quello che decidi tù, fà quello che piu ti conviene, fà quello che ritieni è meglio per tutti».
  «Fà?», disse Ofelia a voce alta. Suo marito se ne era andato con una donna che scriveva « fà» con accento invece che «fa‘» con apostrofo? Con una che metteva l’accento sul «tu» pronome e non lo metteva sul «più»? Con qualcuno che non era ancora capace di distinguere tra l’uso dell’indicativo e quello del congiuntivo?
  L’ortografia è una forma sottile dell’eleganza d’anima, chi non la possiede può andare a vivere altrove.
  Secondo il plico di fogli che doveva firmare, la causa del divorzio era incompatibilità di caratteri. «Niente di più vero», pensò lei. «L‘ortografia è carattere». Firmò.



Entry #5 - Points: 14
jokie
jokie
Spain
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  Alla fine, suo marito si stancò di star bene con lei e se ne andò a star bene con un'altra.
  I primi giorni Ofelia sentí la solitudine come una lama di coltello e penò tanto che girava per la casa a volte arrossendo, altre impallidendo. [...]

  Un giorno cambiò i quadri alle pareti, un altro regalò le sedie della sala da pranzo, che per essere così moderne già erano passate di moda. [...]. Per ultimo si dedicò al salotto, sicura che era urgente cambiare la stoffa delle poltrone.
  Il tappezziere arrivò nello stesso momento che le fu consegnato l'istanza di divorzio. La mise da parte per pensare a cose piú tangibili che al disamore con una parola di otto lettere. Cincischiò con il catalogo cercando un colore nuovo e quando finalmente decise per il verde pallido, il tappezziere chiamò due aiutanti che portarono i mobili alla bottega.
  [...] Ofelia li guardò andarsene e si fissò con la quantità di cosette che erano rimaste tra i cuscini: un bottone, due aghi, una penna che non scriveva piú, alcune chiavi di chissà dove, un invito di Belle Arti che mai trovarono in tempo per poter assistere all'evento, una stanghetta di occhiali, due mandorle da aperitivo e un foglietto rosa, piegato in quattro, che Ofelia raccolse con la stessa tranquillità con cui aveva raccolto gli altri oggetti.
   Lo aprí. C'era scritto un messaggio in lettere grandi ed imprecise che diceva: " Amore: fa quello che te piace, quello che piú te piace, fa quello che piú te convenga, fa quello che pensi miliore per tutti.
   "Fa?", disse Ofelia a voce alta. Suo marito se ne era andato con una donna che scriveva "fa" anzichè "fai"? Con una donna che scriveva "te" e non "ti"? Con qualcuno capace di scrivere "miliore" e non "migliore"?
   L'ortografia è una forma sottile di eleganza dell'anima, chi non la possiede può vivere dove più gli piace.
  Secondo i documenti che doveva firmare, la causa del divorzio era incompatibilità di carattere. "Niente è piú sicuro", pensò. "L'ortografia è carattere". Firmó.



Entry #6 - Points: 7
David Jacob (X)
David Jacob (X)
Argentina
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  Alla fine, suo marito si stancò di rendere contenta lei e se ne andò a rendere contenta un’altra.
I primi giorni Ofelia sentì la solitudine come un coltello e si ebbe così tanta pena che andava per la casa a tratti arrosita a tratti pallida. [...]

  Un giorno cambiò di muro i quadri, un’altro regalò sedie della sala da pranzo che di tanto essere modene uscirono di moda. [...] Alla fine si scagliò contro la sua sala, nella certezza che urgeva cambiare la stoffa delle poltrone
  Il tappezziere arrivò al tempo stesso che le consegnavano per scritto la domanda formale di divorzio. La lasciò da parte per pensare a cose più tangibili del disamore in otto lettere. Faticò con un opuscolo nella ricerca di un colore nuovo e quando si decise per il verde pallido il tapezziere chiamò due assistenti che alzarono i mobili verso l'officina.
  […] Ofelia li vide andarsene e seguì con lo sguardo la traccia di cosette che uscivano tra i materassi: un bottone, due spilli, una penna che ormai non dipingeva, delle chiavi di chissà dove, un biglietto delle Belle Arti che mai fecero in tempo a trovare per giungere allo spettacolo, la stanghetta di qualche occhiale, due mandorle che sono state stuzzichino e un cartoncino colore di rosa, piegato in quattro, che Ofelia raccolse con la stessa pacatezza con cui era andata a raccogliere le altre minutaglie.
  Lo aprì. Vi c’era scritta una nota con lettere grandi e imprecise che dicevano: «Cuore mio: faci quelo che tu voi, quelo che tu più voi, faci quelo che tu decidi, faci quelo che più ti conviene, faci quelo che credi è meglio per tutti».
  «Faci?», dise Ofelia ad alta voce. Suo marito se ne era andato con una donna che al posto di “fai” scriveva “faci”? Con una che si dimenticava una delle due “L” di “quello”? Con qualcuna capace di confondere il “vuoi” di volere con il “voi” pronome personale soggetto?
  L’ortografia è una forma sottile dell'eleganza dell'anima, chi non ne possieda può vivere dove gli venga la voglia.
  Secondo la notificazione che doveva firmare, la causa del divorzio era incompatibilità di caratteri. «Niente più di certo» pensò lei. «L’ortografia è carattere». Firmò.




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